CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo che chi come me ha fatto, per un certo periodo, il mestiere di Vicepresidente della Camera e poi di ministro per i rapporti con il Parlamento, conosce bene le difficoltà della legge finanziaria. Però, credo che ci siano questioni che esorbitano dalla prassi e dalla tradizione di questo strumento, che riguarda la finanza e i saldi.
Il vero problema, Presidente, è che non so a chi dare la responsabilità, se al testo iniziale che è approdato al Parlamento, al Presidente della Camera o al Presidente del Consiglio. In questo momento - sono quasi le 14,30 -, sto parlando di un oggetto a me ancora sconosciuto. Sono qui in Parlamento e parlo di un testo, su cui sta per essere posta la questione di fiducia, che è stato arricchito di tantissimi nuovi commi, che derivano dagli emendamenti presentati anche dal Governo, ma il problema vero è che non so, per esempio, se sia prevista la riforma della scuola.
Stiamo vivendo un gigantesco paradosso. Il rapporto tra formazione professionale e scuola ci ha appassionato per un'intera legislatura con il ministro Berlinguer e costituisce un nodo fondamentale per il futuro del nostro paese. Pensate soltanto, con riferimento all'immigrazione, alla ricchezza della nostra tradizione di formazione professionale (scuole alberghiere, scuole professionali, eccetera) per chi intende fare l'imprenditore.
C'è chi, come me, ha sempre sostenuto il doppio canale e chi, invece, ha sempre sostenuto che si debbano fare due anni obbligatori, uguali per tutti, dopo le scuole medie, non dedicati alla formazione, degradando la formazione professionale a un ghetto per chi proprio non riesce a fare altro.
Questa riforma, ove non sia stata accolta nel maxiemendamento, è comunque stata inserita nel disegno di legge finanziaria. È possibile che un Parlamento non abbia trovato, dopo due legislature in cui ci si è appassionati su questi argomenti, un secondo di tempo per discuterne? Vorrei chiedere al Presidente in che sede ci siamo confrontati sulla riforma scolastica. Quando e dove abbiamo eventualmente deciso che il doppio canale, formativo e scolastico-educativo, ambedue di alto livello, dovesse essere abbandonato, per costringere tutti, per due anni, a seguire un certo percorso, anche coloro che hanno una diversa vocazione? Nel mondo cattolico ciò è stato sempre riconosciuto; mi riferisco ai cosiddetti talenti. C'è chi ha il talento per diventare professore di lettere e chi ha il talento per fare l'imprenditore. Centinaia di migliaia di imprenditori sono usciti dalle scuole professionali e hanno fatto la ricchezza dell'Italia! Non ho mai pensato che il professore di lettere abbia più prestigio sociale di quanto possa averne un imprenditore che esce dalle scuole professionali.
Ma la scelta è stata fatta in questo disegno di legge finanziaria. Allora, mi domando: che cosa c'entra la riforma dell'ordinamento scolastico con la legge finanziaria? Cosa c'entra con i saldi di bilancio? Perch