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Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina

 

Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 569 del 02/02/2016
(Bozze non corrette redatte in corso di seduta)

 

 

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVII LEGISLATURA ------

569a SEDUTA PUBBLICA

 

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 2 FEBBRAIO 2016

_________________

Presidenza del presidente GRASSO

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente GRASSO

Seguito della discussione dei disegni di legge:

(2081)CIRINNA' ed altri. - Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze


GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, MBI, Id, E-E)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, MBI, Id, E-E)). Signor Presidente, intervengo sulle nostre quattro questioni pregiudiziali e per esprimere il mio giudizio sulle altre.

Il primo problema è che veniamo in Aula dopo che dalla Presidenza è stato stracciato l'articolo 72 della Costituzione. Il provvedimento in discussione è stato presentato al Senato il 6 ottobre, assegnato alla Commissione giustizia; il 12 ottobre la relatrice Cirinnà ha svolto la relazione, ci siamo iscritti a parlare come senatori, ma nessuno di noi ha potuto parlare, quindi l'esame in Commissione non è neanche cominciato. Il giorno dopo la Conferenza dei Capigruppo lo ha calendarizzato per l'Assemblea e dal 14 ottobre la Commissione giustizia è stata esautorata, tanto che il Presidente ha dovuto comunicare che il provvedimento sarebbe andato all'esame dell'Aula senza relatore. Poi dal 14 ottobre fino al 28 gennaio il testo non è stato esaminato dalla Commissione, che non poteva più farlo.....




Ho ricordato in precedenza che la cosiddetta legge Fini-Giovanardi è stata abrogata per violazione dell'articolo 72 della Costituzione, perché la Corte costituzionale ha scritto che, quando un testo coinvolge delicate scelte di natura politica, giuridica e scientifica, a nulla vale che per tre anni sia stato discusso in Commissione al Senato, perché poi è stato inserito frettolosamente in un disegno di legge di conversione, violando l'articolo 72 della Costituzione, che rende obbligatorio l'esame in Commissione. Ho scritto una lettera al Presidente, ricordandogli tutte queste cose, ma non ho avuto risposta.

Vi leggo allora quello che disse il senatore Angius, a proposito della cosiddetta legge Cirami, che dopo un mese era stata richiamata in Assemblea. In quel caso il Regolamento era stato applicato correttamente, perché si erano abbreviati, ma non cancellati i tempi. Il senatore Angius, a nome del PD, disse: «Quando si imbroglia sulle regole»... (Brusìo). Vorrei essere ascoltato, signor Presidente.

PRESIDENTE. Senatore Giovanardi, si interrompa un momento e recupereremo questo tempo. Prego i senatori di fare silenzio o di accomodarsi fuori per perseguire i loro conversari. Per favore, colleghi, non sostate al centro dell'emiciclo. Prego gli assistenti di invitare i senatori a prendere posto o ad uscire dall'Aula.

GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, MBI, Id, E-E)). Grazie, signor Presidente.

Dunque, disse il presidente Angius: «Quando si imbroglia sulle regole, quando si gioca a nascondino con le norme che la maggioranza e il Governo intendono approvare, non si può più avere fiducia e noi non la possiamo avere in chi ha la responsabilità istituzionale del Senato della Repubblica». In quel caso erano stati abbreviati i termini e, dopo un mese di discussione in Commissione, era stato richiamato il provvedimento in Assemblea. Qui i termini sono stati azzerati e non c'è stato neanche un minuto di tempo in Commissione per esaminare il provvedimento, come impone l'articolo 72 della Costituzione. Se verrà respinta la nostra richiesta di far tornare il provvedimento in Commissione, presenteremo nei prossimi giorni un conflitto d'attribuzione presso la Corte costituzionale, per la lesione senza precedenti, in sessanta anni di storia del Senato, delle prerogative costituzionalmente garantite dalla Commissione. Questa è dunque il primo motivo che poniamo all'attenzione dell'Assemblea.

Il secondo riguarda la lesione dell'articolo 29 della Costituzione. Ora sta parlando il senatore Giovanardi, ma nei giorni scorsi i Presidenti o vice Presidenti emeriti della Corte costituzionale Flick, Mirabelli Chieppa, Santosuosso, De Siervo, Maddalena e Napolitano hanno tutti autorevolmente firmato appelli o rilasciato interviste, in cui si dice che il testo presentato in Assemblea confligge direttamente con l'articolo 29 della Costituzione, perché le unioni civili tra uomo e uomo o tra donna e donna si sovrappongono, richiamando le norme del codice civile, al matrimonio previsto dalla Costituzione (Applausi del senatore D'Ambrosio Lettieri). La Corte costituzionale ci ha chiesto di applicare l'articolo 2 della Costituzione, sulle formazioni sociali, e non di creare un matrimonio di serie B. Quindi, i maggiori costituzionalisti italiani hanno bollato questo testo come incostituzionale.

Passo dunque al terza motivo di incostituzionalità, che abbiamo presentato: se passa questa legge avremo il matrimonio tra uomo e donna, regolato dall'articolo 29 della Costituzione, avremo le unioni civili, esclusivamente tra uomo e uomo o tra donna e donna, con la reversibilità e tutti i privilegi del matrimonio, avremo le convivenze eterosessuali, regolate dalla seconda parte della legge Cirinnà, che valgono solo per gli eterosessuali non sposati. Quindi i due uomini o le due donne avranno diritto alla pensione di reversibilità, ma la famiglia di fatto, magari con due figli, non avrà tale diritto, che è previsto solo per le coppie omosessuali. Esiste poi una quarta categoria, costituita dalle coppie di fatto, che non fanno le convenzioni, né le unioni civili, e che avranno la protezione che la giurisprudenza già assegna a quel tipo di coppie. Avremo poi le coppie che vivono in una situazione di solidarietà, ma non sulla base di un rapporto d'amore, prendiamo ad esempio il caso della convivenza tra due vedove, che pure hanno diritto a veder regolati tali rapporti, e poi avremo i single. Dunque avremo creato un codice civile a fette, diviso in sei parti, e i magistrati dovranno districarsi in questo ginepraio di norme. Dunque, invece di parificare i diritti di tutti, invece di dare a tutti i non sposati la possibilità di fruire di diritti per l'assistenza, l'ospedale, l'affitto, la casa o la successione nell'impresa, si stabiliscono diverse categorie, l'una diversa dall'altra, in base alla situazione in cui si trovano.

Ultima cosa, forse la più importante di tutte. Una pregiudiziale di costituzionalità è che questo disegno di legge apre la strada alla compravendita di bambini e noi diciamo che i bambini non si comprano. Oggi una coppia uomo-uomo, può andare all'estero e portarsi a casa un bambino fatto con l'utero in affitto, e se il padre vero, quello biologico, muore, il tribunale, secondo l'articolo 44, lettera a), in vigore, può dare in adozione il bambino al partner superstite, anche se non è il padre, perché si può accertare che ci sia un carattere stabile di affetto fra i due.

Se passa invece il disegno di legge presentato dalla senatrice Cirinnà, chiunque, spendendo 80-100-120.000 euro, va a procurarsi l'ovocita con una selezione eugenetica in alcuni Paesi che garantiscono che la persona sia bianca, bella, alta, sana, naturalmente con contratti che prevedono l'aborto se le cose vanno male. Poi si prende una donna del terzo mondo o in Ucraina, che per disperazione e per povertà è costretta a vendersi, e dopo nove mesi questo bambino viene strappato alla madre, programmato come orfano, portato in Italia da due uomini che, se passa il disegno di legge Cirinnà, un minuto dopo chiedono l'adozione e diventano genitore 1 e genitore 2: un'infamia nei confronti delle donne che vengono sfruttate; un'infamia nei confronti dei bambini privati del diritto che il Comune di Roma, su iniziativa della senatrice Cirinnà, ha dato ai cani e ai gatti dei canili a cui non possono essere portati via i cuccioli per almeno quattro mesi, perché mancherebbe loro l'affetto della madre. Questo e quanto capiterà con questo testo.

Quindi queste quattro pregiudiziali di costituzionalità, una di metodo e le altre di merito, danno il segno di come sia stato assolutamente folle e affrettato portare un tema così delicato all'attenzione dell'Aula senza un minimo di approfondimento dei temi giuridici complessi, che sono alla base di questo provvedimento, creando nuovamente figli e figliastri, e senza nessuna informazione. Ho dovuto telefonare a Oscar Giannino e ad Alessandro Milan a «Radio24», una delle maggiori radio italiane, perché stavano spiegando a tutti che le unioni civili sono sia per gli omosessuali che per gli eterosessuali, e valgono per tutti. Ho dovuto chiamare per dire loro: ma cosa state dicendo? Le unioni civili sono una categoria solamente per gli omosessuali. Le coppie di fatto uomo-donna hanno invece un trattamento inferiore e diverso da quello che viene dato a loro: una cosa, dal punto di vista costituzionale, totalmente ingiustificabile.

Allora se ne avessimo avuto tempo, avremmo potuto fare magari quello che ha fatto la Grecia. Ricordo all'Assemblea che le ultime due leggi in Europa sulla materia sono state quella della Slovenia, che con il 64 per cento dei voti, ha bocciato la legge sul matrimonio gay, e quella della Croazia che, con un referendum popolare, l'ha anch'essa bocciato. Inoltre, la Grecia ha fatto un disegno di legge su cui tutti, comprese le associazioni LGBT, si sono detti d'accordo, e che io ho presentato sotto forma di emendamento. Cosa dice la legge greca così lodata di Tsipras? Dice che si va da un notaio e chiunque (uomo-uomo, donna-donna, donna-uomo) può fare un contratto di solidarietà che viene poi depositato presso il Comune, e con quel contratto si garantiscono tutta una serie di diritti individuali.

Vorrei ricordare Aldo Moro e Amendola, e qui c'è il presidente Napolitano che ha conosciuto Amendola e la Iotti personalmente. All'Assemblea costituente, quando l'articolo 2 prevedeva che si garantivano i diritti dei singoli e delle formazioni sociali, Moro, Amendola, la Iotti e Fanfani presentarono un emendamento che diceva: non i diritti dei singoli e delle formazioni; loro sostenevano di non riconoscere il diritto del sindacato o del patronato o del partito, bensì i diritti dei singoli nelle associazioni; quindi i diritti di due soggetti che vogliono fare un'unione civile o di un uomo e di una donna che vogliono fare queste convenzioni, i diritti dei due singoli nella formazione sociale; non c'è il diritto della formazione sociale. L'articolo 2 venne emendato, la Costituente approvò la modifica e le formazioni sociali in cui si esplicita la personalità dell'individuo.

E questo ci ha chiesto di fare la Corte costituzionale con la sentenza n. 10, dicendo che, neanche con la più grande fantasia del mondo un Parlamento, se non cambia l'articolo 29, può attribuire il matrimonio se non esclusivamente a un uomo e a una donna. Purtroppo il disegno di legge Cirinnà sconvolge la Costituzione e quello che la Corte costituzionale ci ha detto di fare.

Per fortuna tantissimi omosessuali e transessuali la pensano esattamente come noi. Tutti gli omosessuali hanno avuto una madre e un padre e magari, come Pasolini o Zeffirelli, anche un rapporto di affetto privilegiato con la madre. Tutte queste cose sono state sconvolte invece da un testo che, secondo quello che alcune associazioni vogliono, punta direttamente al matrimonio, perché vogliono avere i figli.

Sul diritto di un bambino di nascere e di avere un padre e una madre noi non transigiamo. Purtroppo, con il disegno di legge Cirinnà capiterà esattamente l'opposto.(Applausi dal Gruppo GAL (GS, PpI, FV, M, MBI, Id, E-E)).

FORMIGONI (AP (NCD-UDC)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FORMIGONI (AP (NCD-UDC)). Signor Presidente, colleghi, il Gruppo di Area Popolare ha presentato la questione pregiudiziale di costituzionalità QP1 e la questione sospensiva QS2. Vorrei brevemente ricordarne i termini fondamentali per chiedere all'Aula di appoggiarle.

Presidente, partirò dalla questione sospensiva, che abbiamo presentato non con un intento dilatorio, tant'è vero che indichiamo dei tempi certi di lavoro della Commissione giustizia. Il nostro intento è esattamente l'opposto: è dare la possibilità a tutti noi, senatrice e senatori, di portare a termine e di varare una legge che abbia la certezza di essere tale, che non sia revocabile in nullità per un errore grave che noi possiamo commettere e che stiamo commettendo. Presidente e colleghi, credo che sia chiaro a tutti che la procedura che stiamo seguendo non è prevista né dal nostro Regolamento del Senato né dalla Costituzione. È una procedura scorretta che non potrà che essere sanzionata dalla Corte. È già stato ricordato da diversi colleghi che mi hanno preceduto nel dibattito della settimana scorsa e anche appena pochi istanti fa dal senatore Giovanardi: c'è il precedente di grande rilievo e peso di abrogazione e di incostituzionalità dichiarata della legge Fini-Giovanardi, proprio perché questa non fu varata dal Parlamento di allora seguendo la procedura corretta.

Colleghi, sappiamo tutti, al di là delle posizioni che ciascuno di noi è spinto ad assumere nei dibattiti pubblici, che questo disegno di legge è in Aula senza che la Commissione di merito abbia mai potuto approfondirlo e neanche sostanzialmente trattarlo; eppure, si tratta di un tema che riguarda una materia assolutamente delicata che tocca rilevanti beni costituzionali. Per cui, torno a dire, college e colleghi, il mio è un invito al buonsenso e alla razionalità. Il Senato si prenda un tempo limitato supplementare di ritorno in Commissione giustizia perché la procedura possa essere corretta. La procedura - ricordo - è chiaramente esplicitata nell'articolo 72, comma 1, della Costituzione, laddove essa prescrive che ogni disegno di legge è esaminato da ciascuna delle Camere, da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo con votazione finale. L'articolo 72, comma 1, della Costituzione è ripreso integralmente dall'articolo 44 del nostro Regolamento che prevede che le relazioni delle Commissioni siano presentate nel termine massimo di due mesi dopo un esame da parte della Commissione stessa. Noi tutti, invece, sappiamo - torno a dirlo, colleghe e colleghi - che il testo sulle unioni civili attualmente in esame è stato posto all'ordine del giorno dei lavori dell'Aula del Senato senza che su di esso sia mai nemmeno formalmente iniziato l'esame nella competente Commissione permanente di merito.

Non solo: non è mai stato sentito il parere della Commissione bicamerale per l'infanzia, la Commissione istituzionalmente abilitata a fornire un suo contributo alla materia. Ove questo parere non fosse acquisito, questo configurerebbe un ulteriore motivo di incostituzionalità e di revoca da parte della Corte costituzionale. Allo stesso modo, si è omesso di sentire in audizione altri soggetti istituzionalmente rilevanti, come i rappresentanti della Commissione per le adozioni internazionali della Presidenza del Consiglio dei ministri, ma anche soggetti privati da tempo impegnati sul terreno delle adozioni.

Signor Presidente, colleghi, questa mattina il presidente del nostro partito, il ministro Angelino Alfano, ha avanzato una proposta pubblica affinché il Senato si prenda un tempo limitato - ripeto, nessun ostruzionismo - per la ricerca del massimo accordo possibile. Stiamo trattando un tema non soltanto delicatissimo, ma anche divisivo, non solo della nostra Assemblea, ma anche dell'opinione pubblica, del Paese.

Si tratta di un disegno che non potrà e non dovrà essere approvato a colpi di maggioranza o, per meglio dire, a colpi di maggioranze, perché le maggioranze potrebbero anche essere variabili, casuali; un tema così delicato non potrebbe essere approvato da maggioranze casuali. Torno, quindi, a dire che il mio e il nostro è un invito alla ragionevolezza, al ragionamento, alla razionalità.

Brevemente, nel poco tempo che mi rimane, ricordo, come ho già accennato, che abbiamo presentato la questione pregiudiziale di incostituzionalità QP1, perché anche sotto questo profilo il disegno di legge presenta numerose incongruenze.

Innanzitutto, è l'insieme del provvedimento, soprattutto nella sua prima parte, ad essere in contrasto con gli articoli 29 e 31 della Costituzione; un contrasto patente, un contrasto forte, che non può che essere riconosciuto, laddove la Costituzione sottolinea che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio ed è chiamata ad agevolare «con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi».

Non solo: c'è una violazione chiara dell'articolo 3, laddove viene assimilato al regime della famiglia quello di una formazione sociale diversa, mentre l'articolo 3 impone al legislatore di trattare fattispecie eguali in modo eguale e fattispecie diverse in modo diverso.

Poi, colleghi, è manifestamente violato l'articolo 81 della Costituzione, poiché c'è un'insufficiente copertura di bilancio, riferita alle norme sull'estensione della pensione di reversibilità. È chiaro ed è detto con chiarezza che il calcolo deve essere fatto su un periodo di tempo di almeno dieci anni; invece, il testo in esame assume a riferimento un periodo largamente inferiore. Se si fosse agito in termini coerenti con quanto la Costituzione impone, ci saremmo resi conto di essere di fronte ad una spesa obbligatoria di ben altra dimensione, molto più rilevante, e quindi il Senato sarebbe spinto a pronunciarsi di fronte ad un aumento delle spese dello Stato previste per una somma decisamente superiore: secondo calcoli che trovano il consenso di molti esperti, stiamo parlando di una cifra largamente superiore al miliardo di euro.

Infine - ma si potrebbe proseguire per lungo tempo - c'è una contraddizione sul piano dello stretto diritto nell'articolo 1 del disegno di legge, che appare insanabile, poiché quando si afferma che l'unione civile è una «specifica formazione sociale» se ne riserva, poi, l'accesso a coppie dello stesso sesso, escludendone le coppie di sesso diverso.

Ancora, è violato il principio di uguaglianza, ad esempio all'articolo 3 del disegno di legge, che rappresenta una violazione patente di questo principio. E ancora, siamo in contrasto con l'articolo 31 della Costituzione, che obbliga a proteggere l'infanzia. Vi sarebbero altri motivi ancora, sui quali però non voglio soffermarmi perché il tempo che mi è riservato è scaduto.

Per cui invito veramente i colleghi e le colleghe a voler procedere con un voto di libertà, che tenga conto della reale sostanza delle questioni che poniamo e possa mettere tutti noi, qualunque sia la nostra opinione, nella condizione di dare, dopo un esame adeguato, un voto libero e costituzionalmente valido. (Applausi dal Gruppo AP (NCD-UDC). Congratulazioni).


 
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