(ANSA) - ROMA, 14 LUG - "Il reato di tortura che l'inedita maggioranza (SEL, PD, M5S, AP-NCD) sta tentando di introdurre nel nostro ordinamento non ha nulla a che fare con la Convenzione di New York secondo la quale c'è tortura quando "dolore o sofferenze acute fisiche o psichiche sono inflitte ad una persona segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazione o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione". In realtà le violenze, o minacce gravi, neppure reiterate, che cagionano acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma fisico, con aggravanti a carico dei Pubblici Ufficiali fino all'ergastolo, previste dalla norma appoggiata dal governo Renzi, sono una micidiale arma in mano ai criminali e ai violenti che potranno trascinare sotto processo le Forze dell'ordine ogni qualvolta debbano intervenire con la forza per vincere una resistenza o difendere i cittadini dalle aggressioni". Lo afferma il senatore di "Idea" Carlo Giovanardi intervenendo in Aula contro il disegno di legge contro la tortura. "Tutto questo - aggiunge - avviene con l'aiuto di una martellante campagna di disinformazione che confonde eventuali reati colposi, dovuti a negligenza o imprudenza, con un reato doloso i cui confini sono stati lasciati artatamente ambigui. Per noi prima viene il diritto alla sicurezza per i cittadini onesti, poi la tutela delle Forze dell'ordine che rischiano la vita per tutelarli, infine le garanzie che devono essere riconosciute in uno Stato democratico anche ai malavitosi: la strana maggioranza ha dimostrato invece oggi di avere una gerarchia dei valori che mette al primo posto la tutela degli aggressori e non quella degli aggrediti". (ANSA).
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Legislatura 17ª - Aula -
Resoconto stenografico della seduta n. 660 del 14/07/2016
(Bozze non corrette redatte in corso di seduta)
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVII LEGISLATURA ------
660a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 14 LUGLIO 2016
(Antimeridiana)
_________________
Presidenza del vice presidente CALDEROLI,
indi del vice presidente GASPARRI
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente
CALDEROLI
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)).
Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Signor
Presidente, io credo che in Italia ci sia una cosa difficile: mettere d'accordo
tutti i sindacati di polizia, che come sapete sono numerosi, nel sostenere una
tesi. Chi ha letto i comunicati di tutti i sindacati di Polizia ha rilevato che
hanno segnalato che con la norma in discussione Polizia, Carabinieri, Guardia
di finanza, forza dell'ordine non potranno più esercitare il loro dovere di
difendere i cittadini, perché la norma citata, che parla di tortura, in realtà
- come ho avuto modo di dire l'altra volta - definisce tortura le minacce gravi
che provocano un verificabile trauma psichico, ma le minacce gravi che
provocano un trauma psichico sono già tortura.
Il collega D'Ascola sostiene di espungere anche la parola
«reiterate», ma non capisco perché. La Cassazione penale, sezione III, il 23
maggio 2014, con sentenza n. 45648, sul reato di stalking, dove è
prevista la parola «reiterate», ha affermato che bastano due episodi di stalking
sulla stessa donna da parte dello stesso soggetto per dimostrare il reato
reiterato sulla stessa persona.
È chiaro che se diciamo «reiterate minacce» non basta una minaccia
per definirla tortura. Ma, colleghi, vi rendete conto che in Assemblea è stato
ripetutamente detto che il caso Uva, il caso Magherini e il caso Aldrovandi
sono casi di tortura?
La volta scorsa ho detto che o siete in malafede perfetta o è
l'ignoranza che vi fa parlare. Poniamo il caso di Magherini di ieri: avete
letto cosa era successo a Firenze? Si trattava di una persona che era in
delirio da cocaina - scritto ieri in sentenza - che per un'ora ne aveva
combinate di tutti i colori, strattonando un tassista fuori dal taxi e
aggredendo delle donne dentro i negozi, finché la gente, giustamente esasperata
da questa violenza, ha chiamato i carabinieri che lo hanno immobilizzato. Cosa
ha detto la sentenza di ieri? Che vi sono state percosse da parte dei
carabinieri? Assolutamente no. Che la morte è stata determinata dal delirio da
cocaina che, come è noto, quando finisce l'effetto, naturalmente (come hanno
scritto tutti i tossicologi) può provocare la morte? Certo, hanno scritto
questo. Però hanno dato sette mesi ai carabinieri perché, nel momento in cui -
come Preiti davanti a Palazzo Chigi - l'hanno tenuto fermo in terra e gli hanno
messo le manette, avrebbero dovuto prevedere che poteva avere un infarto, se la
cocaina gli avesse procurato un collasso fisico.
Non discuto la sentenza (sette mesi) e vedremo in appello, ma qui
è stato detto che quello è un caso di tortura, che quei tre carabinieri
dovevano prendersi l'ergastolo; è stato detto dai colleghi del Movimento 5
Stelle. Sono stati citati episodi colposi, dove ci può essere stata negligenza
o imperizia nell'intervenire in difesa dei cittadini, scambiati per
atteggiamenti dolosi. Per cui quei carabinieri che hanno fermato Preiti davanti
a Palazzo Chigi, se quel signore che ha sparato al carabiniere e che poi è
stato immobilizzato fosse morto, secondo voi dovevano avere l'ergastolo, perché
quella secondo voi è tortura. E lo avete scritto qui che è tortura.
È evidente che, quando si pensa alla tortura e si leggono le norme
internazionali, ci si riferisce al caso in cui una persona venga presa da parte
delle autorità o da un privato e venga torturata per estorcerle confessioni e
farle dire qualcosa che non vuole dire. Certo che il caso Regeni è un caso di
tortura. Ma quando leggiamo che qualche procuratore dice che il caso Regeni
sarebbe come il caso Cucchi, stiamo impazzendo? Stiamo scherzando? Ma cosa
stiamo facendo?
Vogliamo questo per i cittadini che vengono aggrediti dai
violenti, come quel tale che dava il martello in testa ai cittadini a Torino, o
quell'altro che stuprava una donna? Ma secondo voi quando un violento fa
resistenza i poliziotti e i carabinieri come lo fermano? L'alternativa è forse
fare come negli Stati Uniti - Dio ce ne scampi e liberi dalla polizia degli
Stati Uniti - che quando un cittadino viene fermato alla prima mossa che fa gli
sparano? E non vanno mica sotto processo, perché dichiarano che l'hanno
fermato, ha fatto un movimento di reazione e l'hanno ammazzato. Dio ce ne scampi
e liberi da quella concezione delle Forze dell'ordine.
Che fanno i carabinieri e i poliziotti italiani quando devono
fermare un violento? Lo devono fermare con la forza, rischiando loro, finendo
all'ospedale o ammazzati molte volte. E noi introduciamo una norma che
automaticamente, in tutti quei casi, consente una denuncia, comprese
'ndrangheta, camorra e mafia. Perché secondo voi un 'ndranghetista, un
camorrista fermato, magari, dopo una colluttazione violenta non dirà subito che
ha subìto minacce da parte degli agenti e che queste gli hanno causato un grave
turbamento psichico?
Il collega D'Ascola dice che dopo, al processo, saranno gli
psichiatri e gli esperti a stabilire se veramente il trauma psichico c'è o
meno; ma noi automaticamente paralizziamo ogni possibilità di intervento delle
Forze dell'ordine. Pregiudizialmente, abbiamo già stabilito che, comunque e
sempre, nel momento in cui succede un episodio in cui il fermato ha traumi o
sfortunatamente, come può capitare, anche per ragioni totalmente estranee
(basta leggere le perizie dei tossicologi nel caso di Firenze o in altri casi,
purtroppo, di persone che escono dal delirio da cocaina che muoiono
spontaneamente, anche se nessuno le tocca: sono sindromi riconosciute), muore,
se l'episodio accade contemporaneamente all'intervento delle Forze dell'ordine
che succede? (Commenti dai Gruppi PD e Misto-SI-SEL. Richiami del
Presidente).
Capisco l'odio per la polizia e i carabinieri che anima alcuni
Gruppi e alcuni interventi, però non... (Vivaci commenti dai Gruppi PD e
Misto-SI-SEL).
Questo è quello che state facendo. (Richiami del Presidente).
PRESIDENTE. Colleghi, questo è il miglior sistema per...
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Andatevi
a leggere gli interventi di tutti i sindacati di polizia che, nero su bianco,
scrivono questo. Quando sono venuti i capi delle forze dell'ordine in
Commissione hanno sottolineato queste preoccupazioni. Volete stare dalla parte
dei delinquenti e dei camorristi? (Proteste dai Gruppi PD e Misto-SI-SEL).
Invece sì, con questa norma. (Commenti dai Gruppi PD e
Misto-SI-SEL). Qualcuno si alzi in piedi e mi spieghi perché una minaccia è
una tortura. Qualcuno mi spieghi perché, quando scrivete - e lo vedremo con i
prossimi emendamenti - che anche se non viene commesso il reato, se uno istiga
e il reato non viene commesso, è tortura. (Commenti dai Gruppi PD e
Misto-SI-SEL).
Signor Presidente, l'ho già detto: non siamo nel 1925, nella
Camera fascista, dove si impediva di parlare; siamo nel Parlamento italiano. (Commenti
dai Gruppi PD, Misto-SI-SEL e M5S).
PRESIDENTE. Colleghi, Se qualcuno dissente dalle parole del
senatore Giovanardi chiede la parola e risponde nel merito.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Capisco
il senso di vergogna di chi sta per votare norme di questo tipo perché non ha
argomenti. Non rispondete a me, ma alle decine di migliaia di poliziotti,
carabinieri e finanzieri che sono sulla strada tutti i giorni e intervengono
mettendo a rischio la loro vita e rischiando di rovinare la vita loro e delle
loro famiglie. Si dia una risposta a questi, invece di dare una risposta a una
visione ideologica delle cose.
Gli emendamenti cercano, se non altro, di tornare al punto di
equilibrio raggiunto in Commissione. Io non voterò questa norma. Il senatore
Caliendo dice che il testo concordato lo voterebbero, ma, per l'ennesima volta,
un accordo politico ha portato a stravolgere in Aula il testo approvato in
Commissione. La Commissione ha votato un testo e in Aula ne arriva un altro
concordato con il Movimento 5 Stelle. Ma vi sembra una cosa seria quando si
parla di ordine pubblico? Voterò con convinzione tutti gli emendamenti che
tenteranno di riportare questo testo alla tortura e non a qualcosa di diverso
che si vuole inserire per penalizzare e umiliare le Forze dell'ordine.
MANCONI (PD). Domando di
parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANCONI (PD). Signor
Presidente, senatrici e senatori, intervengo per una prima precisazione, a mio
avviso importante.
Sono tra i pochissimi
senatori di quest'Assemblea ad avere rapporti assidui, costanti, frequenti, di
confronto aperto, di discussione franca e di relazione costante con numerosi
sindacati di polizia. Dunque, conosco bene perplessità e dubbi che vengono da
quelle organizzazioni e penso che quanto è stato prima detto corrisponda a un
faticoso e spesso doloroso dibattito all'interno di quelle stesse
organizzazioni. La materia è infatti delicatissima, talvolta incandescente, e -
dunque - produce confronto acceso e anche acute lacerazioni. Tuttavia, siamo
ben lontani - lontanissimi - dall'avere un atteggiamento univoco da parte di
quelle associazioni maggiormente rappresentative sul tema in questione.
Dunque, una dichiarazione
comune non corrisponde a un'unità di atteggiamento; anzi. Basta avere la
pazienza di ascoltare quei sindacati, interloquire con loro e avere il
confronto ravvicinato che ho da molti anni, per capire che gli atteggiamenti
sono estremamente articolati, anche sul tema delicatissimo del delitto di
tortura e delle diverse articolazioni di questa normativa, così come sulle
questioni relative a questo o quell'emendamento.
Dopodiché sollevo una
questione. Il Presidente, rispondendo ad un collega, ha detto che ciascuno ha
il suo tempo a disposizione per intervenire e che spetta poi al Presidente
valutare la conformità dell'intervento alla materia e la compatibilità con
quanto viene detto. Chiedo quindi al Presidente di considerare con attenzione e
con il dovuto rispetto, che è proprio delle relazioni esistenti all'interno di
quest'Assemblea e anche dell'attenzione per lo stile di ognuno (come
sollecitava il senatore Quagliariello), se gli interventi del simpaticissimo e
brillantissimo senatore Giovanardi siano compatibili con la materia, nel
momento in cui qualunque suo intervento prende a pretesto questo o
quell'emendamento per esprimere le sue opinioni su persone che sono state
vittime di gravi fatti di cronaca.
Seguendo i suoi interventi
abbiamo avuto, nei mesi, nei giorni e nelle ore precedenti, un elenco
dettagliato di persone rispetto alle quali ci sono indagini della magistratura
in corso o sentenze della magistratura già emesse o sentenze che dovranno
ancora essere emesse. Per tutte queste vicende il simpaticissimo e
brillantissimo senatore Giovanardi esprime il suo parere (Commenti del
senatore Giovanardi), sostanzialmente denigrando la figura delle vittime e,
con un'esemplare manifestazione di pietas cristiana, trattando queste
vittime come se fossero tutti indistintamente criminali (Applausi dai Gruppi
PD, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE e Misto-SI-SEL), parlando di
loro come nemici dello Stato e come coloro che, alla resa dei conti, se la sono
cercata.
Questo vale persino per
l'ultimo episodio citato stamattina, quello di Riccardo Magherini, per il quale
è accaduto quello che il senatore Giovanardi ha detto, omettendo però di
ricordare che per quella vicenda, avvenuta nel marzo del 2014 a Firenze, ieri
tre carabinieri sono stati condannati per omicidio colposo. (Applausi dai
Gruppi PD e Misto-SI-SEL).
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). L'ho
detto!
MANCONI (PD). Questo
fatto ovviamente sarà sottoposto a nuovo giudizio. Poiché qui ci sono
garantisti a tutto tondo e garantisti pelosi, ed essendo io garantista su tutte
le questioni e incondizionatamente, rispetto e approvo la sentenza della
magistratura, ma so che non è una condanna definitiva; attendo pertanto il
giudizio di secondo grado e il giudizio in Cassazione. Ma intanto resta il
fatto che Riccardo Magherini, descritto con quelle parole brutali dal senatore
Giovanardi, è stato ieri, in un tribunale della nostra Repubblica, considerato
vittima di un omicidio colposo da parte di tre appartenenti all'Arma dei
carabinieri. Tre e solo tre, sia chiaro. La condanna di questi tre carabinieri
in primo grado, a mio avviso, non infanga in alcun modo l'onore dell'Arma, non
offende in alcun modo la loro divisa, ma anzi è utilissima per dire che, se ci
sono tre carabinieri responsabili di omicidio colposo nei confronti di Riccardo
Magherini, ci sono centinaia di carabinieri che non sono responsabili né di
illegalità, né di omicidio colposo. Un po' di equilibrio, per cortesia,
senatori. (Applausi dai Gruppi PD, AP (NCD-UDC), Aut (SVP, UV, PATT,
UPT)-PSI-MAIE, Misto-SI-SEL e Misto).
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)).
Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Signor
Presidente, per fortuna - lo dico anche ai sindacati di polizia - che c'è il
verbale di quello che diciamo. Io ho detto su Firenze che i responsabili sono
stati condannati a sette mesi e otto mesi, che condivido la sentenza e che non
c'erano le percosse. Cinque minuti dopo il senatore Manconi mi ha accusato di
non aver detto le cose che sono a verbale.
Quindi, sono mistificazioni continue del ragionamento che si fa.
Non sono andato io a Firenze a incidere sul processo dell'avvocato
Anselmo. Ci è andato il senatore Manconi a fare le conferenze stampa a Firenze.
Io dico solo, rispettando tutte le sentenze, che quando intervengono condanne
per omicidio colposo, ne prendo atto, ma diverso è quando gli imputati vengono
assolti.
Pensiamo al caso Uva, a quelli che hanno postato le foto dei
soggetti coinvolti dandogli degli assassinii, rivolgendo quindi insulti a loro,
alle loro famiglie, ai loro figli. Ebbene, gli assassini sono stati assolti. I
tre agenti di custodia del caso Cucchi sono stati assolti, e di nuovo
quest'Assemblea, come anche il Presidente della Regione Emilia, li ha citati
come dei criminali.
Ma, allora, quando i poliziotti sono condannati, sono colpevoli;
quando sono assolti, sono colpevoli lo stesso, addirittura di tortura perché in
tutto questo dibattito, caro senatore Manconi, i casi che ha citato sono anche
di persone assolte non solo dalla magistratura ma anche dalle indagini fatte
dal Senato con una Commissione di inchiesta presieduta dall'allora senatore
Marino. Andate a leggere cosa dice la relazione della senatrice Albertina
Soliani del PD. Io lo condivido, ma qui c'è una sovrapposizione ideologica
sulla base della quale, certo, c'è una prevenzione.
Spiegatemi perché, dopo che un soggetto passa tre o quattro anni
della sua vita sotto processo e viene assolto, anziché essere contenti perché
vuol dire che si è comportato bene, che non ha fatto nulla, che ha fatto il
proprio dovere, si continua a criminalizzarlo anche dopo. Addirittura si dice -
si vedano le dichiarazioni della professoressa Di Cesare sul «Corriere della
sera» - che gli imputati sono stati assolti o condannati solo per omicidio
colposo, perché non c'è il reato di tortura. Quindi, un soggetto viene assolto
o gli imputano un reato colposo; se invece c'era la tortura gli davano
l'ergastolo per un reato doloso. Sono mistificazioni che non faccio io, ma voi
che continuate a dire queste cose in quest'Assemblea. (Commenti del senatore
Airola).
È evidente che un sindacalista di polizia, quando sente citare
casi in cui i poliziotti e i carabinieri coinvolti sono stati assolti perché
non c'entravano niente e si sente dire che dovevano finire all'ergastolo, e le
loro foto finiscono sui media come assassini, incomincia a preoccuparsi
di quello che stiamo o state facendo.
Le cose che vengono scritte per emendate il testo, compresa questa
proposta di modifica, fanno fronte ad una campagna ideologica e mediatica di
cui è capofila l'avvocato Anselmo.
È stato Giovanardi a dire nelle interviste, avvocato Anselmo, che
«i processi li vinco sui media, non li vinco nelle aule dei tribunali»?
Smentite che non abbia detto queste cose l'avvocato Anselmo, divo televisivo?
Perché perdere tempo in tribunale, avvocati? Ha detto che lui influenza
l'opinione pubblica, lo ha scritto e se ne vanta; infatti, lo trovate in tutti
questi processi. Allora, non devo forse essere preoccupato come parlamentare di
una giustizia che viene pubblicamente influenzata da persone che si vantano di
costruirla tramite le menzogne, e molte volte tramite le calunnie? Pensiamo
ancora al caso Uva: quattro pubblici ministeri, tre prima del processo,
propongono l'assoluzione perché gli imputati non c'entrano nulla; poi gli viene
fatta l'imputazione coatta; poi il pubblico ministero di causa, due mesi fa, di
nuovo propone l'assoluzione perché non c'entrano niente. Vengono assolti e io
devo ancora sentire scrivere e dire in Parlamento che quelli sono assassini e
non mi devo indignare di queste cose? Non c'è forse odio? Scusate, se
carabinieri e poliziotti assolti o condannati sono sempre colpevoli, questo
cos'è? Non è una prevenzione nei loro confronti?
Io accetto le sentenze, ma per quello che c'è scritto: se si parla
di negligenza e imprudenza, hanno commesso un errore; se è dolo, come per i
fratelli Savi, è giusto che stiano in galera per sette ergastoli perché hanno
commesso reati dolosi. Se però confondiamo la tortura con fattispecie che con
questa non c'entrano nulla, è evidente che commettiamo un errore gravissimo.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)).
Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Signor
Presidente, mi atterrò strettamente alla norma.
Tolto il termine «reiterate», chiunque con violenze cagiona acute
sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico si piglia tredici anni di
carcere; se è un pubblico ufficiale da cinque a dodici. Se c'è la morte, la
pena è l'ergastolo.
Torno all'episodio di Preiti. I carabinieri davanti a palazzo
Chigi, dopo che Preiti ha sparato a un collega, gli sono saltati addosso
bloccandolo per terra supino con delle manette dietro la schiena. Preiti si
lamentava e urlava perché la posizione era scomoda. Sulla base della norma
scritta e tolto il termine «reiterate», se il signor che ha sparato al
carabiniere fosse deceduto, chi è intervenuto secondo chi ha scritto questa
norma deve prendersi l'ergastolo perché la sua è tortura: è uno che con
violenza sottopone una persona al suo controllo a una situazione che lo porta
alla morte. Poi c'è il dottor consulente che dice che in quella posizione può
capitare che una persona tenuta così possa arrivare alla morte. Datemi una
risposta. Io dico che è un comportamento legittimo quello delle Forze
dell'ordine che fermano e bloccano una persona, un violento, un assassino, uno
stupratore, un drogato che sta causando danni alla gente o uno che dà
martellate alla gente, come è successo a Torino. Rilevo, invece, che in tutte
queste fattispecie, con la norma scritta così, si intravede la tortura. Basta
leggerla. Il termine «reiterate» serviva a dire che i carabinieri che hanno
bloccato il potenziale assassino non ricadevano nell'ipotesi di condotta
reiterata perché l'hanno semplicemente bloccato. Tolto il termine «reiterate»,
chiunque con violenza provoca trauma psichico o sofferenze fisiche compie una
tortura. Questo state scrivendo. In tutti i casi che riguardano la criminalità
organizzata, quando si farà un arresto e ci sarà resistenza, o in tutti i casi
in cui polizia e carabinieri intervengono per bloccare una persona che non si
arrende e, quindi, ci sarà una colluttazione, nel momento in cui entrerà in
vigore questa norma, ci sarà per tutti loro una denuncia e un processo di anni,
con spostamento di sede, un trauma per i figli, una canea mediatica, il solito
circo mediatico che girerà per tutta l'Italia a dire che loro sono gli
assassini.
C'è un Paese al mondo dove per la polizia e i Carabinieri viene
introdotta una norma di questo tipo? Se rileggiamo la norma originaria
dell'Europa ci rendiamo conto che neanche lontanamente si dice una cosa del
genere. In Commissione abbiamo detto che, se l'Europa ce lo chiede, possiamo
introdurre immediatamente la norma europea sulla tortura. È chiarissimo ciò che
dice la norma europea sulla tortura: la tortura è il caso Regeni. Quello che
stiamo introducendo non è tortura; diventa una spada di Damocle sui poliziotti
e i carabinieri. Nessuno si alza in piedi dalla parte di coloro che vogliono
approvare questa legge per dire se quello che è successo davanti a palazzo
Chigi è legittimo o no. Credo che i carabinieri abbiano fatto bene a non sparare
al potenziale assassino che ha massacrato un collega, che abbiano fatto bene a
saltargli addosso per immobilizzarlo. Credo che facciamo malissimo ad approvare
una legge che criminalizza quei comportamenti e che, all'articolo 1, li
definisce tortura.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Signor
Presidente, il presidente Zanda ha fatto riferimento alla Convenzione di New
York del 1984. Ne do lettura: «Ai fini della presente Convenzione, il termine
«tortura» indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente
inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine
segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o
confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o
è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di
intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro
motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione». Io vorrei sapere cosa
c'entra questo testo, che designa efficacemente che cos'è la tortura... (La
senatrice Comaroli discute animatamente con la senatrice Montevecchi).
PRESIDENTE. Senatrice Comaroli, torni al suo posto. (Il
senatore Centinaio si avvicina ai banchi del Gruppo M5S e discute animatamente
con i senatori dello stesso Gruppo. Intervengono i senatori Questori Malan e De
Poli).
I senatori Questori dovrebbero aiutare a mantenere l'ordine; mi
sembra invece che dove sono loro ci sia il disordine. Guardi che lei è
l'equivalente di una forza dell'ordine, quindi nel caso usi la forza.
Prego, senatore Giovanardi, ci distragga.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)).
Vorrei far presente che la Convenzione di New York dice cose totalmente diverse
da quelle di questo disegno di legge. Se la Convenzione di New York fosse recepita
immediatamente dal Parlamento italiano, a me andrebbe benissimo, perché spiega
cos'è la tortura e cosa viene definito tortura: estorcere confessioni,
estorcere informazioni, discriminazioni di cui è fatta oggetto la persona. Ciò
è assolutamente lontanissimo dal testo di cui stiamo discutendo. Allora,
coprirsi con una convenzione internazionale per introdurre concetti totalmente
diversi non è onestà intellettuale, perché basterebbe introdurre nel nostro
ordinamento la Convenzione di New York ed avremmo già risolto il problema dei
nostri ritardi.
Ma dico di più al senatore Manconi. Questo glielo devo dire,
perché, quando si discute, ci vuole onestà intellettuale.
Lei mi ha accusato di non aver ricordato che i Carabinieri di
Firenze sono stati condannati. Ho qui il Resoconto stenografico di quella
seduta. Dopo aver ricordato che la persona offesa era in preda alla cocaina,
che ne aveva combinate di tutti i colori, che i cittadini hanno chiamato i
carabinieri, che questi ultimi sono intervenuti e sono stati assolti
dall'accusa di percosse, ho aggiunto che l'hanno tenuto fermo in terra, gli
hanno messo le manette, avrebbero dovuto prevedere che poteva avere un infarto
e che hanno preso sette mesi di condanna per omicidio colposo. Ho detto che non
discutevo la sentenza di condanna a sette mesi e che avremmo visto l'appello.
Senatore Manconi, intanto mi aspetto che lei mi dia atto della mia
onestà intellettuale, visto che lei ha detto che il senatore Giovanardi non ha
ricordato che sono stati condannati. Sono stati condannati a sette mesi per
omicidio colposo perché non hanno previsto che tenere quel signore in quella
posizione poteva provocare, visto che era strafatto di cocaina, una certa
conseguenza.
Detto ciò, veniamo al sodo. Per me quei carabinieri hanno delle
esimenti, mentre il giudice li ha condannati per omicidio colposo, ed io lo
accetto; ma per metà di quest'Aula è tortura, perché è una settimana che sento
dire da Presidenti di Regione e da colleghi in quest'Aula che quell'episodio
dei tre carabinieri è tortura, quindi dovrebbero andare all'ergastolo. Guardate
la differenza tra una convenzione - alla quale si richiama il dibattito per due
ore - secondo la quale la tortura è quando prendi una persona per estorcere
confessioni, per estorcere informazioni, per obbligarlo a dire cose che
accusino qualcun altro (questa è la convenzione internazionale) e un dibattito
in cui si discute, invece, nell'ambito di interventi legittimi di polizia e
carabinieri chiamati dai cittadini per intervenire in situazioni difficili,
dove può capitare - ahimè - che qualche volta siano assolti perché non hanno
fatto niente, ed altre volte che sia omicidio colposo perché c'è stata
negligenza. Tutta la discussione delle forze politiche in quest'Aula è per
designare come tortura da punire con l'ergastolo questo intervento dei
poliziotti e dei carabinieri, dove non c'è nessuna traccia della tortura di cui
parla la convenzione internazionale.
Presidente Zanda, di questo stiamo parlando. Allora mi spieghi
dove la convenzione internazionale si applica alle norme scritte in
Commissione. Mi dica perché non recepiamo nel nostro ordinamento il testo della
Convenzione di New York sulla tortura: a me starebbe benissimo, perché si
colpisce la vera tortura, come ha detto il collega Augello, e non cose diverse
che non hanno niente a che fare con la tortura.
È evidente che c'è un pregiudizio verso le forze dell'ordine
grande come una casa, e che si vogliono criminalizzare comportamenti colposi,
non dolosi. Qui si parla di atteggiamenti, in tutti i casi che abbiamo citato
(che sono i casi di scuola che vengono ripetutamente citati anche dal senatore
Manconi), al limite della negligenza e dell'imperizia, non di reati dolosi
condannabili fino all'ergastolo.
Quindi rimane questo nodo incredibile. Un giudice basta che vada a
vedere i lavori parlamentari e scoprirà che la maggioranza che vuole approvare
questo provvedimento definisce come tortura fattispecie che la stessa
magistratura ha indicato come colpose, e continua ad insistere sulla colpa e
sulla criminalizzazione anche quando gli agenti sono stati assolti. Continuano
ad essere riportati i nomi di questi agenti pienamente assolti, che non avevano
nessuna responsabilità, come torturatori e come assassini: andate a vedere sui social
network. E queste cose trovano cassa di risonanza in Parlamento.
Noi stiamo parlando della tortura e vogliamo introdurre il reato
di tortura, mentre voi state lavorando su una fattispecie ideologica che
criminalizza poliziotti e carabinieri quando intervengono per fare il loro
dovere. Poi possono sbagliare; può succedere che in una colluttazione fisica,
quando c'è da intervenire con la forza, possano anche sbagliare. Se avranno
sbagliato, saranno condannati per omicidio colposo.
AIROLA (M5S). Basta!
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Ma da
questo a farli passare per dei criminali in maniera preventiva, vuol dire che
veramente c'è una prevenzione verso le Forze dell'ordine.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)).
Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANARDI (GAL (GS, PpI, M, Id, ApI, E-E, MPL)). Signor
Presidente, naturalmente prendo atto che l'approvazione dell'emendamento che ha
espunto dal testo la parola «reiterate» si è posto sul piano di snaturare
completamente - è bene dirlo - la convenzione internazionale di New York.
Quindi questo provvedimento non c'entra niente con quello che la convenzione ci
impone di fare. Non c'entra niente con la tortura come è stata indicata a
livello internazionale.
Stiamo introducendo nel nostro ordinamento una spada di Damocle
davanti a tutti i carabinieri e poliziotti che sicuramente - non che voglia
dare loro un suggerimento - avranno grandi difficoltà quando, in difesa di 60 milioni
di cittadini italiani, che si trovano in difficoltà e li chiamano per aiutarli,
sanno che, per volontà di questo Parlamento e di questa maggioranza, il loro
intervento, se succede qualcosa di fortuito e non voluto, può portarli
all'ergastolo o comunque a un processo che dura anni, con il solito circuito di
persone che girano l'Italia per criminalizzarli e per fare conferenze stampa,
con tutti gli avvocati Anselmo e quello che abbiamo visto in azione in questi
anni, per portare a una criminalizzazione preventiva delle Forze dell'ordine
ogni volta che intervengono.
Mi dispiace perché - torno a dire - bastava introdurre la norma
internazionale nel nostro ordinamento e avevamo già risolto il problema. Tutti
sapevamo che la tortura era quella. Tutti sappiamo - così è anche
nell'immaginario collettivo - cos'è una tortura: quando una persona, cui è
tolta la libertà, viene messa lì e viene sottoposta a pressioni fisiche e
psicologiche di ogni tipo, con l'acqua, tramite annegamento, lasciandola al
buio, tutte quelle cose che continuativamente gli provocano una debilitazione
fisica o psichica.
Qui siamo arrivati invece alla minaccia o allo schiaffo, perché
durante una colluttazione basta che uno per due volte dica a un delinquente
«fermati», «fermati o ti arresto», «fermati o ti sbatto in galera», «fermati o
ti rovino» e abbiamo qualificato questo comportamento come tortura. Così è
scritto: lo abbiamo qualificato come tortura. Avete scritto questo, a
prescindere dagli esiti. Poi, certo - avete detto - c'è il processo e ci sarà
lo psicologo o psichiatra davanti al boss mafioso che dichiara: quando mi hanno
arrestato e trascinato in galera, mi hanno strattonato e maltrattato. Ora ci
vedo doppio, ho un male intesta, ho delle sindromi e sto malissimo. Il boss
sporge una denuncia perché ha subito un grave trauma psichico. E che cosa
succede davanti a questa denuncia? I poliziotti finiscono nel registro degli
indagati, dopo di che vanno sotto processo e viene chiamato un perito il quale
dovrà stabilire se effettivamente il trauma psichico c'è stato o no. E questa
sarebbe la tortura della convenzione di New York? E questo sarebbe quello che
succede nei Paesi del Terzo mondo, dove prendono le persone, le sequestrano, le
tengono per giorni e sono sottoposte alle efferatezze e alle sevizie più
terribili? Questo è paragonabile alle fattispecie di cui abbiamo parlato?
Adesso non rifaccio tutta la cantilena dei nomi, ma siete stati
voi a farla. Siete voi, a tutti i livelli, compresi i vostri Presidenti di
Regione, a tirare fuori come una cantilena questi nomi e a criminalizzare la
polizia per fatti semplicemente colposi che voi trasformerete nel reato di
tortura.
Questo emendamento almeno propone di sostituire la parola «gravi»
con «gravissime e reiterate», perché - come è stato giustamente ricordato dai
colleghi che sono intervenuti - dalla Diaz fino agli altri casi le condanne ci
sono state: abbiamo le percosse, abbiamo l'omicidio colposo, abbiamo tutta una
serie di comportamenti che vengono, giustamente o ingiustamente, a seconda dei
punti di vista, a seconda anche della persona e dell'opinione pubblica,
sottoposti a sanzioni penali.
Ma oltre a questo, qui si aggiunge invece una fattispecie che
porta all'ergastolo. Per la centesima volta faccio la domanda, ma la farò anche
fuori, all'opinione pubblica, raccogliendo consensi: i carabinieri che davanti
a Palazzo Chigi hanno fermato quello che ha cercato di ammazzare un collega
sono degli eroi o sono dei potenziali assassini? Risposta del Senato della
Repubblica: quando i carabinieri hanno messo le manette all'aggressore, Preiti,
costui avesse avuto un infarto, sarebbero andati sotto processo e la condanna
sarebbe stata l'ergastolo, perché ne avrebbero provocato la morte, tenendolo in
quella posizione con violenza, così com'è stato omicidio colposo in altri casi.
Ma qui lo avete trasformato in un comportamento da ergastolo.
Allora, eroi o criminali?
Nei prossimi episodi in cui dovranno intervenire poliziotti e
carabinieri, per l'ordine pubblico o per arrestare un camorrista o, come ha ricordato
il collega Gasparri, quando vanno a prendere un latitante in alcune città del
Sud, se vengono aggrediti cosa fanno? Non interverranno e lo lasceranno lì
perché devono intervenire con la forza? E se c'è una colluttazione e devono
bloccarlo con la forza rischiando di causare lesioni, che cosa succede? E se la
colluttazione dura mezz'ora perché quello resiste, picchia, mena, e ci vogliono
tre, cinque, sei poliziotti per fermarlo, vanno tutti sotto processo perché
hanno causato lesioni?
Sapete cosa succede a quelli che sono stati assolti? Per quattro
anni hanno dovuto cambiare sede, hanno dovuto trasferirsi, subire pressioni dal
punto di vista economico che li hanno rovinati; le loro foto sono state postate
sui siti dandogli degli assassini. Hanno dovuto tutelare anche i loro figli dal
fatto che a scuola li accusavano di essere figli di assassini. Poi certo, sono
stati assolti, ma serve a qualcosa essere stati assolti? Assolutamente no,
perché quelli che li hanno accusati continuano ad accusarli come se niente
fosse, come se il processo non fosse mai avvenuto. Questo è il circuito
infernale in cui collocate le forze di polizia.
Non so chi siano gli amici sindacalisti del senatore Manconi. Io
ho visto il SIULP, il SIAP, il COISP, il FIASP, i funzionari, cinque o sei dei
maggiori sindacati di polizia che raggruppano il 90 per cento degli agenti,
scrivere cose terribili su questo provvedimento. Non so lui, presidente di una
Commissione, con quale sindacato di polizia sta parlando, perché quelli con cui
ho parlato io sono tutti maggioritari, di centrodestra e di centrosinistra;
rappresentano tutto il grande ambito delle forze di polizia, dagli agenti ai
funzionari. Non so se avete avuto occasione di leggere quello che hanno
scritto, quello che ha detto l'ex capo della polizia Panza: «Con queste norme
non possiamo più fare il nostro lavoro, il nostro dovere di tutelare i
cittadini».
Come ho detto all'inizio, prima si tutelano i cittadini che
vengono aggrediti dalla criminalità, poi le Forze dell'ordine che devono
intervenire mettendo a rischio la loro vita, poi giustamente anche i criminali,
le persone che commettono reati devono essere tutelate, ma in quest'ordine. Non
possiamo invece cambiare l'ordine per cui prima vanno tutelati i criminali, poi
eventualmente i cittadini e poi magari le Forze dell'ordine. A me sembra
veramente una cosa surreale.
Vorrei vedere un dibattito di questo tipo al Congresso degli Stati
Uniti; cosa succederebbe se qualcuno parlasse così della polizia degli Stati
Uniti, e non quando spara. L'ho detto prima: è una cosa assolutamente fuori
luogo; viva i carabinieri e i poliziotti italiani, che piuttosto si fanno
ammazzare pur di non ammazzare qualcuno; perché usano le armi solo quando sono
tirati per il collo, molte volte troppo tardi.
Per chi va alle feste della polizia e dei carabinieri è molto
triste sentire il rullo di tamburi e vedere le vedove, i figli dei poliziotti e
dei carabinieri uccisi, vedere il Capo dello Stato e il Ministro dell'interno
che si commuovono. Andate a vedere in quali situazioni sono morti, come sono
stati ammazzati.
Per fortuna, nella nostra cultura, polizia e carabinieri, se
proprio non sono tirati per il collo, non usano le armi (Applausi del
senatore D'Ambrosio Lettieri). Ma proprio perché non usano le armi, bisogna
che pure affrontino uno scontro con quelli che devono fermare. Oggi sapranno
che invece di avere la tutela del Parlamento, voi approvate un disegno di legge
che certamente crea un automatismo, poiché se dal loro intervento qualcuno ha
subito una lesione o è scappato il morto, automaticamente scatta l'accusa di
tortura, con queste conseguenze.
State tranquilli che proprio qui ci sono già espressioni,
commissioni, comitati che automaticamente partono con la denuncia.
Automaticamente arriva l'avvocato famoso, va dalla famiglia e dice: «Ci penso
io, c'è da prendere un milione di euro; comunque andiamo a processo che
qualcosa succede». Questa è la cronaca, non lo dice Giovanardi, lo dice
Anselmo, e avrei voluto che qualcuno avesse avuto qualcosa da dire su un
avvocato che scrive e si vanta - naturalmente avendo tanti clienti, perché è
bravo - che lui è in grado, condizionando i media, la televisione, la
radio, il TG3, di vincere i processi.
Vi rendete conto che siamo arrivati al punto che ci si vanta di
vincere contro le Forze dell'ordine non nelle aule dei tribunali, ma
nell'ambito dei media che stravolgono i fatti e ne danno una
interpretazione totalmente non veritiera?
Ribadisco che accetto le sentenze. Non è che non le accetto: posso
condividerle o meno, ma le accetto. È l'altra parte che, quando le sentenze
finiscono con l'assoluzione, non le accetta e continua a dire che carabinieri e
poliziotti sono comunque degli assassini.