Il governo mette la fascia tricolore
sulle nozze gay
di Andrea Zambrano - 20/10/2016
Il grande imbroglio della legge sulle Unioni Civili,
altrimenti detta Cirinnà, si arricchisce di un nuovo particolare. A conferma
che quella del simil matrimonio è soltanto ormai una pia illusione sta la
decisione del governo di imporre la fascia tricolore ai pubblici ufficiali che
lo registreranno. Non è una richiesta, ma una precisa disposizione del Governo
che per essere sicuro di non confondere le nozze con le unioni civili ha messo
per iscritto l’obbligo in un decreto legislativo che ora è al vaglio del
Parlamento per il parere.
Nulla di nuovo, verrebbe da dire, o
meglio: era evidente a tutti che la legge Cirinnà avrebbe
equiparato le coppie gay agli sposi, soltanto alcuni esponenti della
maggioranza, leggi Alfano e il suo partitino, si ostinavano a rivendicare di
aver fermato il matrimonio gay. Ma ciò che speravano di aver tenuto fuori dalla
porta è entrato agevolmente dalla finestra senza neanche tanti troppi scrupoli.
Una prova in più, se vogliamo, che l’arroganza del governo sta raggiungendo
vette di incommensurabili proporzioni e le mosche cocchiere al suo seguito sono
soltanto utili idioti per la causa.
Hai voglia ora a definire le coppie
unite civilmente come una formazione sociale perché la fascia tricolore
spetta al sindaco o a un membro di giunta o ufficiale di stato civile quando
svolge le sue funzioni nei matrimoni o nelle cerimonie ufficiali. Ha dunque,
come stabilì una circolare dell’allora ministro degli Interni Jervolino,
un’alta valenza simbolica che “richiama tangibilmente nell'immaginario
collettivo il principio costituzionale dell'unità ed indivisibilità della
Repubblica”.
Ora, le Unioni civili sono “speciali
formazioni sociali” e non un matrimonio.
Eppure il governo con quell’obbligo imposto ai primi cittadini ha praticamente
chiuso la questione equiparando ciò che neppure la legge esplicitamente dice.
Una prassi che i sindaci in questi mesi hanno pensato di anticipare
presentandosi in favor di telecamere con tanto di fascia tricolore per le prime
Unioni civili. Se non è arroganza questa…
A protestare per la violazione di legge sono
stati i due senatori di Idea Carlo Giovanardi ed Eugenia Roccella, gli unici, pare
ad accorgersene. Nel Decreto Legislativo trasmesso il 5 ottobre al Parlamento
per il parere, il Governo ha proposto "l'obbligo dell'ufficiale di stato
civile di indossare la fascia tricolore, oltre che per la celebrazione del
matrimonio anche per la costituzione dell'unione civile".
“E' un vero e proprio imbroglio, perché
la legge sulle unioni civili le definisce all'articolo 1 comma 1 "speciali
formazioni sociali" ai sensi dell'Articolo 2 e 3 della Costituzione, che
nulla hanno a che fare con il matrimonio tra uomo e donna dell'articolo 29
della Costituzione, e l'ufficiale di stato civile non deve certamente indossare
la fascia tricolore per analoghi provvedimenti come il rilascio di un documento
di identità o l'iscrizione all'anagrafe di un nuovo nato", dicono i due
parlamentari denunciando quella che è a tutti gli effetti una forzatura “di un
Governo che, dopo aver imposto la questione di fiducia al Parlamento sul
Disegno di Legge Cirinnà, punta alla totale equiparazione con il matrimonio,
per arrivare all'adozione dei bambini ed al loro assemblaggio ed acquisto
attraverso l'odiosa pratica dell'utero in affitto”.
Insomma: dopo tanto strepitare sulle
unioni civili che non sono matrimonio,
è passato un codicillo per imporre un provvedimento destinato a contare nella
sua valenza simbolica più delle leggi. E che farà passare nell’immaginario le
formazioni sociali speciali di coppie omosessuali come sposi a tutti gli
effetti. E tutto questo senza troppa fatica da parte di un governo che ormai fa
il bello e il cattivo tempo su tutto. Se fosse una favola di Esopo a questo
punto ci sarebbe la morale. Governo volpe o leone? Fate voi. Di sicuro ci tocca
attingere ad una massima del Cicerone inglese Edmund Burke: “Più è grande il
potere, più pericoloso l’abuso”.