«Un ginepraio giuridico» l’ha definito il senatore Carlo Giovanardi, intervenuto ieri a Pievepelago, assieme al proprietario del fabbricato Giorgio Ballestri e ai rappresentanti dell’opposizione in Consiglio comunale (gli ingegneri Piero Vicini e Marco Caiumi, ma ad ascoltare c’era anche l’ex sindaco Luca Mordini) per lanciare un forte appello a risolvere la situazione “e fare prevalere la ragionevolezza”.
Il caso è molto articolato, ma per sommi capi è questo. Il Rifugio Marchetti è stato il primo ad essere costruito sulle rive del lago nel 1936 da Tullio Marchetti con una concessione per affitto di terreno dal Comune di Barga (Lucca), che da 600 anni è in lite con il versante modenese per il possesso delle aree attorno al lago legate agli Usi Civici. Controversia che fu risolta ufficialmente nel 1986 con un decreto di chiusura delle operazioni demaniali che vide l’assegnazione di 719 ettari alle genti di Barga e 196 ai pievaroli. Ma il rifugio, eretto con la formula del diritto di superficie su un terreno altrui, non trovò lo stesso pace: già nel 1990 partì la prima causa tra il proprietario e Barga. Nel 1991 Giorgio Ballestri acquistò i diritti sull’immobile e subentrò nella causa anche in qualità di erede.
Sembrò arrivare una schiarita negli anni ’92-’96, quando parve raggiunto l’accordo per la sdemanializzazione dell’area e quindi l’acquisto. Ma nel 1997 Barga decise di non alienare più uscendo dalla questione come Comune e facendo subentrare quale interlocutore unico l’Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico (Asbuc di Barga).
Ballestri per questo vinse due cause per risarcimento danni precontrattuali (per 100mila euro). Nel 2001 accettò comunque una concessione con l’Asbuc di Barga, ritenuta onerosa ma col riconoscimento del valore di mercato dell’immobile.
La situazione precipitò a causa delle due frane che nel 2010 e 2014 portarono alla chiusura della strada per Tagliole: per due anni niente più turisti al lago, e Ballestri rimase indietro con l’affitto (12 rate), segnalando la difficoltà. E l’Asbuc rispose avviando uno sfratto per morosità eseguito l’1 ottobre 2015: fuori per 13mila euro non pagati senza alcun corrispettivo per il valore dell’immobile.
Da allora la struttura è chiusa col paradosso che l’Asbuc non vuole comprare l’immobile (770mila euro di valore) né cedere il terreno (circa 100mila).
«Uno dei posti più belli dell’Appennino rischia così di cadere in rovina - ha sottolineato Giovanardi - la questione va risolta attorno a un tavolo perché si può trovare una conciliazione. L’amministrazione di Pieve, e mi spiace non vi sia oggi il sindaco, deve farsi carico di un percorso che stabilisca equità di trattamento tra il Marchetti e gli altri rifugi sul lago costruiti su aree di uso civico non di Barga ma di Pieve. Siamo sullo stesso lago e le condizioni devono essere uniformate tra i due enti».
«Economicamente non ce la faccio più - ha rimarcato Giorgio Ballestri - a settembre farò partire l’appello contro lo sfratto, ma non riesco più a sostenere le spese dopo 25 anni di cause: un cittadino da solo non può farcela contro una comunità che spende soldi pubblici, finisce strangolato. Sono sfrattato ma continuo
ad avere la residenza lì e devo pagarci anche le tasse».
«Presto compirò 90 anni - ha ricordato il padre Emilio Ballestri - ho ricordi stupendi del rifugio, come quando facevamo l’Appennino Cinemafestival, con ospiti illustri. Voglio tornarci, ma bisogna che facciano presto».
«Presto compirò 90 anni - ha ricordato il padre Emilio Ballestri - ho ricordi stupendi del rifugio, come quando facevamo l’Appennino Cinemafestival, con ospiti illustri. Voglio tornarci, ma bisogna che facciano presto».