Riceviamo e pubblichiamo la lettera del senatore Carlo Giovanardi.
Il sen. Sergio Lo Giudice ha sostenuto in un suo intervento su HuffPost che la Conferenza nazionale della famiglia del governo Berlusconi, da me presieduta nel 2010 "...fece meno notizia perché era scontato il tentativo di portare indietro le lancette della storia. Basti pensare che in quella sede si propose di limitare i benefici fiscali ai soli figli nati da genitori sposati, e non a quelli allora definiti "naturali": una distinzione che sarebbe stata spazzata via dal Parlamento da lì a poco, a riprova dell'inutilità di quella vetrina delle cattive intenzioni".Questa è una affermazione totalmente falsa perché fu proprio il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio a promuovere e a far approvare in quella legislatura una riforma epocale che ha parificato a tutti gli effetti i figli nati dal matrimonio ai figli nati fuori dal matrimonio.Dal punto di vista dei bambini pertanto non è più possibile immaginare nel nostro Paese nessuna discriminazione a prescindere dal fatto che la nascita sia avvenuta nell'ambito di una famiglia naturale fondata sul matrimonio ex art. 29 della Costituzione o fuori di esso.È evidente che la battaglia politica del sen. Lo Giudice non mira alla salvaguardia dei diritti dei minori, ma al riconoscimento in Italia della cosiddetta pratica dell'utero in affitto, attraverso la quale una coppia eterosessuale o omosessuale si procura all'estero un bambino utilizzando il corpo di una donna come un contenitore, utilizzato per far nascere un bambino che immediatamente dopo il parto viene sottratto alla madre per essere consegnato ai committenti.In Italia l'utero in affitto è reato penalmente perseguibile, mentre cresce in tutto il mondo la pressione di femministe, istituzioni umanitarie, governi e Parlamenti per renderlo reato universale.Questa è la vera materia del contendere, relativa a una pratica di ignobile sfruttamento del corpo delle donne che ci vede assolutamente contrari.Carlo Giovanardi
Il sen. Sergio Lo Giudice ha sostenuto in un suo intervento su HuffPost che la Conferenza nazionale della famiglia del governo Berlusconi, da me presieduta nel 2010 "...fece meno notizia perché era scontato il tentativo di portare indietro le lancette della storia. Basti pensare che in quella sede si propose di limitare i benefici fiscali ai soli figli nati da genitori sposati, e non a quelli allora definiti "naturali": una distinzione che sarebbe stata spazzata via dal Parlamento da lì a poco, a riprova dell'inutilità di quella vetrina delle cattive intenzioni".
Questa è una affermazione totalmente falsa perché fu proprio il Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio a promuovere e a far approvare in quella legislatura una riforma epocale che ha parificato a tutti gli effetti i figli nati dal matrimonio ai figli nati fuori dal matrimonio.
Dal punto di vista dei bambini pertanto non è più possibile immaginare nel nostro Paese nessuna discriminazione a prescindere dal fatto che la nascita sia avvenuta nell'ambito di una famiglia naturale fondata sul matrimonio ex art. 29 della Costituzione o fuori di esso.
È evidente che la battaglia politica del sen. Lo Giudice non mira alla salvaguardia dei diritti dei minori, ma al riconoscimento in Italia della cosiddetta pratica dell'utero in affitto, attraverso la quale una coppia eterosessuale o omosessuale si procura all'estero un bambino utilizzando il corpo di una donna come un contenitore, utilizzato per far nascere un bambino che immediatamente dopo il parto viene sottratto alla madre per essere consegnato ai committenti.
In Italia l'utero in affitto è reato penalmente perseguibile, mentre cresce in tutto il mondo la pressione di femministe, istituzioni umanitarie, governi e Parlamenti per renderlo reato universale.
Questa è la vera materia del contendere, relativa a una pratica di ignobile sfruttamento del corpo delle donne che ci vede assolutamente contrari.
Carlo Giovanardi
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