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CUCCHI, ECCHIMOSI POST PESTAGGIO? MA SPUNTA UN EDEMA ZIGOMATICO DI 15 GIORNI PRI

CUCCHI, ECCHIMOSI POST PESTAGGIO? MA SPUNTA UN EDEMA ZIGOMATICO DI 15 GIORNI PRIMA

Quando anche l'avvocato Anselmo non credeva alle percosse dei Carabinieri. In allegato stralci del ricorso in Cassazione e della perizia disposta dal Gip che esclude le lesioni come causa di morte.

PREMESSA: Per chi si interroga sulla fonte di questa notizia, specifico che TarantiniTime (www.tarantinitime.it) è un quotidiano regolarmente registrato presso il Tribunale di Taranto con provvedimento nr° 5 del 6 settembre 2017 e del quale la scrivente, è direttore responsabile. Cosa c’entrano notizie del genere su un quotidiano locale? Sul mio quotidiano sono libera di scrivere senza censure assumendomi la piena responsabilità di quanto riportato, tra l’altro, suffragato da atti processuali.

Se secondo la difesa della famigliaCucchi a parlare nel processo è il corpo di Stefano, è vero anche che qualcosa da dire ce l’abbia la periziaincaricata dal Gip Elvira Tamburelli, per l’incidente probatorio. Una perizia effettuata da un collegio di luminari di medicina legale: il professor Francesco Introna, ordinario di medicina legale nell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, direttore della U.O.C. di Medicina Legale Universitaria, della A.O.U.C. Policlinico di Bari; il professor Francesco Dammacco, emerito di medicina interna presso l’Università di Bari; il dottor Cosma Andreula direttore delle radiologie del Gruppo GVM della Puglia; il professor Vincenzo D’Angelo, associato cattedra di neurochirurgia presso l’Università degli studi di Foggia e consulente di neurochirurgia presso l’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (MI).
Dalla documentazione sanitaria consegnata ai periti in sede di incarico, emerge uno storico clinico relativo a Stefano Cucchi, che va dal 27 dicembre del 1999 fino al giorno del suo decesso, 22 ottobre 2009, presso il reparto di medicina protetta dell’ospedale ‘Pertini’ di Roma. Dunque, un quadro clinico di ben dieci anni, in cui sono riassunti i vari ingressi di Stefano Cucchi nei vari ospedali, le varie cause e le diagnosi. In molte di queste note Stefano Cucchi risulta essersi recato in ospedale per traumi distorsivi e contusivi, dovuti a riferite cadute o incidenti stradali. Tra queste, alcune hanno attirato la nostra attenzione.

6 settembre 2003 – Dolori in regione sacrale, coccige

Come possibile leggere dallo stralcio in allegato, il 6 settembre 2003 (6 anni prima della morte), Cucchi si reca in ospedale lamentando dolori al sacro – coccige, proprio la zona in cui (secondo le recenti testimonianze) avrebbe preso il calcio dai carabinieri: “in direzione dell’ano”. A quanto pare si rese anche necessario l’intervento della Polizia, a causa del «comportamento aggressivo e ingiurioso».
Questo stralcio di referto del 2003, già ci dice (così come lo ha detto ai periti) che esiste un precedente per quanto riguarda eventuale traumatologia nella zona sacrale.

22 settembre 2003 – Trauma lombare e frattura della vertebra L3

In questo altro stralcio presente in perizia e datato 22 settembre 2003, si legge di un ingresso in ospedale per un trauma lombare e per una frattura amielica della vertebra L3 a causa di un riferito trauma della strada. Il giorno seguente, 23 settembre 2003, viene ricoverato ma, come potrete leggere, la causa non è comprensibile: incidente automobilistico di diversi mesi o (addirittura) anni prima, oppure caduta dal secondo piano di un palazzo?

1 marzo del 2004 – Un persistente dolore toracico

Ancora un ingresso in ospedale per dolore toracico per il quale rifiuta il prelievo di sangue chiedendo di rimanere in osservazione. Nel documento si legge che quando gli si spiega che ciò non è possibile, il Cucchi avrebbe aggredito il medico costretto a chiamare la Polizia.

23 giugno 2007 – Frattura composta della spina nasale

Il 23 giugno del 2007, quindi due anni prima del decesso, Cucchi si reca in ospedale e riferisce di aver subito un’aggressione. La diagnosi è quella di frattura composta della spina nasale di sinistra.
Una domanda sorge spontanea: nessuno si è mai accorto dei frequenti incidenti e aggressioni subiti da Stefano Cucchi? O stava talmente bene che queste sono passate del tutto inosservate?

30 settembre 2009 – 15 GIORNI PRIMA DELL’ARRESTO. ATTENZIONE!

E qui, lo stralcio forse più interessante. il 30 settembre del 2009, dunque 15 giorni prima dell’arresto da parte dei Carabinieri, Stefano Cucchi viene trasportato in ospedale poiché trovato accasciato in terra «con riferito malessere e cefalea in seguito ad incidente stradale con trauma del capo avvenuto in serata». Dall’esame obiettivo dei medici si rileva un edema nella regione zigomatica destra, la diagnosi conferma il trauma nella regione zigomatica destra e un trauma emicostale sempre in regione destra.

EDEMA REGIONE ZIGOMATICA DESTRA

Riflettiamo su questo passaggio. Edema regione zigomatica destra. Che cosa è l’edema? Da definizione del dizionario, l’edema è un accumulo di liquidi che può interessare una zona circoscritta, come ad esempio una gamba, oppure può essere generalizzato, quando si manifesta in tutto l’organismo. In questo caso, prima che l’edema sia clinicamente evidente, devono accumularsi diversi litri di liquido. In caso di traumi facciali, l’edema causa dapprima un rigonfiamento e, nel caso di rottura di capillari, anche ecchimosi diffuse. Ci sta dunque, che i rossori evidenziati nelle foto scattate a Stefano Cucchi all’ingresso di Regina Coeli (dopo udienza di convalida durante la quale nessuno si è accorto dei malesseri del Cucchi), siano imputabili a quell’incidente avvenuto 15 giorni prima. A rafforzare questa tesi d’altronde, è lo stesso avvocato Fabio Anselmo nel suo ricorso in Cassazione avverso l’assoluzione degli agenti di Polizia Penitenziaria.

L’avvocato Anselmo esclude che i Carabinieri abbiano pestato Cucchi, perché se così fosse stato, avrebbe lamentato dolore e lo avrebbe riferito ai Carabinieri. Escludiamo da questa ipotesi i Carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale che avrebbero potuto mentire, stando alla recente testimonianza di Tedesco, ma parliamo dei Carabinieri che hanno accolto Cucchi a Tor Sapienza e che il giorno seguente lo hanno riaccompagnato a Piazzale Clodio. Uno di questi, Francesco Di Sano, risulta ora indagato per le modifiche ad alcune annotazioni redatte relativamente a quella mattina. Modifiche, come ha specificato Di Sano, ordinategli da un superiore. Lo stesso Di Sano (come potrete leggere nello stralcio sotto), che all’epoca dei fatti dichiarò insieme ad altri due Carabinieri, Stefano Mollica e Pietro Schirone, che Cucchi quei segni la mattina dell’udienza di convalida ce li aveva. Dichiarazioni che secondo l’avvocato Anselmo, erano «inattendibili, se non false». E lo sostiene perché sempre secondo Anselmo: «Al momento della celebrazione dell’udienza di convalida dell’arresto, il Cucchi non presentava quella evidente e marcata maschera ecchimotica».

A questo punto i dubbi sono due: o le “convinzioni” della difesa cambiano a seconda di chi e cosa si può accusare, oppure di quell’incidente del 30 settembre 2009, due settimane prima, non si vuol tener conto o, peggio, nessuno se ne è accorto.
Tornando un attimo alla perizia e per rispondere a quanti mi hanno chiesto “ok, allora di cosa è morto?”, rispondo che i periti non sono riusciti a stabilire con certezza una esatta causa di morte, ma hanno prospettato due ipotesi: la prima, meno probabile, morte improvvisa da epilessia; la seconda a causa di un riflesso vagale bradicardizzante, dovuto ad una dilatazione di una vescica neurogenica che si sarebbe formata a seguito di lesioni. Ma attenzione: in questa ipotesi, il decesso non è stato causato dalla vescica in sé, ma dalla sua dilatazione. E la dilatazione non è avvenuta a causa delle lesioni. Questo è il motivo per il quale i periti concludono la perizia stabilendo che eventuali lesioni, traumi o percosse, non sono correlabili direttamente o indirettamente, in maniera causale o concausale con l’evento morte.

Questo per dire cosa? Che la testimonianza (e non confessione) del vice brigadiere Francesco Tedesco, in cui accusa i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro di aver pestato Cucchi, può essere anche vera (nessuno lo mette in dubbio, ma sarà il processo a dirlo). Ma non va strumentalizzata da parte dei media che in questi giorni hanno titolato “LA CONFESSIONE DEL MASSACRO”. Ciò che dice Tedesco, seppure verità che la Magistratura dovrà accertare, non significa che Stefano Cucchi sia stato ucciso dai Carabinieri. In questo caso l’omicidio preterintenzionale non esiste, ma esistono le lesioni che, se accertate a carico dei Carabinieri, è giusto che siano severamente punite.
Però giocare con la testimonianza di un Carabiniere fino a qualche mese fa sbattuto sulla pagina della Cucchi, insultato dagli utenti, minacciato, violato nella vita privata, per imboccare all’opinione l’idea che abbia confessato un omicidio da parte dei suoi colleghi, è moralmente scorretto.
La perizia parla da sola. Possibile che mai nessuno si sia accorto negli anni, dei vari traumi e riferite aggressioni, subite da Stefano Cucchi, a tal punto da non rendersi conto se quei rossori sotto gli occhi, li avesse prima, dopo o durante l’udienza di convalida? O appaiono in base a chi si vuol dare la colpa? Riccardo Casamassima, il corpo di Stefano, Francesco Tedesco. Ognuno racconta una verità. La perizia e i referti di cui ho allegato stralci. Anche quella è una verità, scientifica che non esclude lesioni, magari ci sono state e sono da PUNIRE. Ma le esclude come causa di morte. Anche perché in dieci anni, di traumi fisici Stefano Cucchi (come da referti allegati) ne ha subiti molteplici.
Dopo nove anni di processi mediatici, una vera verità forse ce la meritiamo tutti.   2018, Elena Ricci.


 
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