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«Stefano non ha chiesto di me per la droga». Parla per la prima volta l’ex marit

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tratto da ilFormat.info
intervista di Elena Ricci 

«C’è una signora che poi è la madre dei miei figli che sulla sua pagina facebook da ‘personaggio pubblico’, dove ad oggi ha 374932 like, scrive martedì 16 ottobre che sta crescendo ’’’DA SOLA’’’ i nipoti del fratello deceduto mentre era in custodia nelle mani dello stato. Io non sono così famoso ed ai miei 703 amici di facebook vorrei semplicemente comunicare, anche se loro e molti altri lo sanno, che i nipoti del fratello della signora li sto crescendo anche io giorno dopo giorno e mai ho smesso e mai smetterò…perché anche se non sono popolare e non giro l’italia e le emittenti televisive, sono sempre il padre».

A parlare è Luca di Paolo, un 44enne di Roma, geometra, papà di due figli di nome Valerio e Giulia. Luca Di Paolo è l’ex marito di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, morto il 22 ottobre del 2009 nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Pertini di Roma, una settimana dopo essere stato arrestato da 3 carabinieri, oggi imputati per omicidio preterintenzionale.

Le sue parole affidate a Facebook sono riportate sul giornale on line ilFormat.info in un pezzo a firma di Elena Ricci che ha contattato Luca Di Paolo.
«Non ho mai cercato i riflettori né i giornalisti. Se non mi avessi contattato tu, io non lo avrei mai fatto» dice Di Paolo.
«Ho scritto quel post su Facebook, perché circa 400.000 persone hanno letto qualcosa che non risponde a verità, ovvero che la mia ex moglie cresce da sola i suoi figli. In 8 anni di separazione io non sono mai venuto meno ai miei doveri e sono sempre stato presente per i miei figli e lo sarò sempre. Ho scritto quello sfogo per precisare ciò a chi mi conosce e sa chi sono. Non avrei mai contattato un giornale per dire questo perché non mi interessa apparire. A me interessa sapere di essere un buon padre, di essere presente per i miei figli, e di svolgere bene il mio lavoro. Io ho una professione, i”riflettori”, per me, sono emergere bene in questi ambiti».
Luca Di Paolo è titolare di “Regolare” uno studio tecnico legale immobiliare. Nel tempo libero si dedica anche allo sport, pratica kick boxing e pugilato, la disciplina che amava anche Stefano.
«Io a Stefano volevo un gran bene e lui ne voleva a me».

«Ho avanzato una richiesta di risarcimento del danno alla produzione del film su Stefano – spiega Luca -. Nel film si lascia passare il messaggio che Stefano volesse parlarmi per dirmi della droga. Io non so cosa volesse dirmi Stefano, perché non ci ho mai parlato e dopo la telefonata di quella volontaria è morto. Posso però dire con certezza che io con la droga non c’entro nulla, seppur sapessi, come sapevano tutti, che Stefano avesse problemi di tossicodipendenza. Sarei curioso di sapere però, su che base sia stato insinuato tutto ciò. Io non ho mai fumato uno spinello in vita mia e non tollero neanche minimamente che la mia persona sia accostata al tema “droga”. Mi fa ribrezzo. Pratico sport, sono un papà, ho messo su famiglia giovane, ho il mio lavoro. Poi ho un gran rispetto per la legalità e per le forze dell’ordine. Mio padre era un vigile urbano – ci racconta – e per me la sua divisa e tutte le altre, sono qualcosa di speciale. Questo è ciò che cerco di trasmettere anche ai miei figli. Al più grande dico sempre che, se fermato per un controllo o all’alt quando avrà la patente, deve fermarsi, lasciarsi controllare e ringraziare per il lavoro che svolgono. Non bisogna avere timore delle divise, magari per eventuali errori di pochi. Io, da padre – prosegue – se dovessi apprendere dalle forze dell’ordine che mio figlio fa uso di droghe o commette qualche illecito, altro che due ceffoni. Ogni volta che una pattuglia mi ferma, mi fanno sempre i complimenti, perché sono sempre in regola. L’educazione e rispetto Delle regole, prima di tutto».  


 
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