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Ustica, vergogna senza fine

Ustica, vergogna senza fine


Cosa pensereste se un vostro caro avesse parso la vita in un incidente stradale e il vostro Comune, per ricordarlo, offrisse gratuitamente due giri su un Autoscontro a tutti quelli che dimostrano di aver visitato l’Auto distrutta come contributo per scoprire i colpevoli?
Incredibile ma vero, una idea simile è stata partorita dal Museo della Memoria su Ustica di Bologna, assieme alla ex senatrice PD Daria Bonfietti, e cioè due gettoni gratis per chi visita al Museo in una giostra da Luna Park intitolata Battaglia Aerea. La signora Giuliana Cavazza, bolognese, Presidente della Associazione per la Verità su Ustica, ha commentato così questa vergognosa iniziativa: “Una vergognosa baracconata, offensiva della memoria di mia madre che perse la vita sul DC 9 e irrispettosa di una tragedia della quale i responsabili non sono ancora stati consegnati alla giustizia. Premesso che la sentenza penale passata in giudicato ha escluso nella maniera più assoluta che ci sia mai stata battaglia aerea o lancio di missile, continua Cavazza è davvero grottesco collegare la visita al Museo ad un giro gratis in giostra, simulando una battaglia aerea, ultima follia di una serie infinita di film, canzoni, sceneggiate, sceneggiati e affabulazioni varie che hanno disinformato e condizionato l’opinione pubblica, troppo spesso finanziati con denaro pubblico. Chiedo pertanto, conclude Cavazza, la sospensione immediata di questa pagliacciata e sollecito ancora una volta il governo a rendere pubbliche le carte, ancora dopo 41 anni classificate come segretissime, relative alle minacce di rappresaglia da parte dei Palestinesi di Habbas dopo il sequestro dei missili terra aria ad Ortona e l’ arresto del palestinese Abu Anzeh Salech, referente a Bologna del Fronte per la liberazione della Palestina”.

Ma al di là di queste a dir poco stravaganti iniziative, nel quarantunesimo anniversario della strage si sono moltiplicate su giornaloni come il Corriere e la Stampa e sulla TV di stato fantasiose ricostruzioni già rigorosamente smentite dalla sentenza penale passata in giudicato che ha assolto i Generali dell’Areonautica da ogni ipotesi di depistaggio e bollata come da fantascienza l’ipotesi della Battaglia Aerea e del Missile.

In prima linea come al solito Andrea Purgatori sul Corriere della Sera, che continua a ripetere le solite storie riprese poi da film, sceneggiate e sceneggiati, canzoni, iniziative da Baraccone, nel paese di Pulcinella dove la verità non è quella dei tecnici ma degli artisti indignati ed orientati politicamente. A seguito pubblichiamo lo straordinario lavoro che ha fatto Franco Bonazzi, pilota collaudatore ed autore del libro “Ustica, i fatti e le Fake News”, evidenziando in corsivo passo dopo passo tutte le cose false o inesatte scritte da Purgatori.
Aspettiamo che qualcuno provi a smentirle possibilmente non portando come prova un giro in giostra.

Quarantuno anni dopo l’esplosione del DC9 Itavia nel cielo di Ustica, i magistrati della Procura della Repubblica di Roma (Maria Monteleone e Erminio Amelio) che procedono per il reato di strage potrebbero chiudere l’inchiesta, dopo aver raggiunto non poche certezze nel mare dei «non ricordo» di molti testi ascoltati e dei continui tentativi di sviare l’indagine verso scenari (una bomba piazzata a bordo da un fantomatico terrorista) che hanno come unico obiettivo quello di azzerare le responsabilità dei vertici militari e dei servizi segreti dell’epoca.

Non mi pare che gli attuali PM stiano cercando di “azzerare le responsabilità dei vertici militari e dei servizi segreti dell’epoca” bensì di cercare i responsabili della caduta del DC9 dopo le note bizzarre dichiarazioni di Cossiga del 2007. È comunque certo che un po’ di trasparenza non guasterebbe!

La motivazione di questi tentativi è chiara. Dopo che la Cassazione civile, la Corte dei Conti e la Corte d’appello di Palermo hanno condannato i ministeri della Difesa e dei Traporti a risarcire i familiari delle 81 vittime (i cui volti, per la prima volta, sono stati mostrati dal Corriere, qui) e gli eredi della compagnia Itavia per una cifra che potrebbe superare di molto i 400 milioni di euro, lo Stato potrebbe rivalersi su chi nel 1980 guidava l’Aeronautica militare e non garantì la sicurezza dello spazio aereo italiano da un atto di guerra in tempo di pace — questo dicono le sentenze — svendendo e svilendo nei fatti e con comportamenti omissivi la nostra sovranità nazionale.

Indubbiamente, le stranezze – che siano giudiziarie o di altro tipo – non dovrebbero più stupirci, come le sentenze civili che hanno stabilito che il DC9 è caduto vittima di una battaglia aerea senza tener conto, consapevolmente, né delle evidenze tecniche delle perizie né delle risultanze di un processo penale che, nel frattempo, aveva superato l’esame della Cassazione escludendo qualsiasi battaglia aerea.

La Procura di Roma ha ricostruito in questi anni il volo del DC9 minuto per minuto: dal decollo da Bologna con rotta verso Palermo, fino a pochi istanti prima dell’esplosione nel cielo sulle isole di Ponza e Ustica.

Diciamo che il volo del DC9 era stato già ricostruito molto accuratamente nel corso dell’inchiesta penale ed è difficile immaginare cosa possa essere emerso di nuovo. Già allora non emerse niente di significativo sul volo del DC9 perché nulla di significativo si era verificato: un volo da tutti giudicato come perfettamente tranquillo.

Il risultato dell’incrocio dei tracciati radar disponibili (quelli che non distrutti o manipolati) ha permesso di confermare che sull’Appennino toscano l’aereo di linea venne agganciato da uno o due velivoli militari non identificati e presumibilmente libici, che ne sfruttarono la scia per nascondersi (ma resta in piedi l’ipotesi che la loro presenza sia stata volutamente «cancellata» per evitare che il dato entrasse nel sistema alleato di difesa aerea Nadge).

È un’assoluta falsità. Nessun tracciato radar, né civile, né militare (e i periti di Priore scrissero che non ci furono manipolazioni e che furono in grado di ricostruire tutto lo scenario radar attorno al percorso del DC9) evidenziò questo supposto agganciamento da parte di aerei militari, libici o di qualsivoglia paese, all’aereo di linea Itavia. È una supposizione semplicemente assurda per vari motivi. Quello più semplice è che gli aerei libici che andavano in manutenzione in Jugoslavia seguivano la via molto più breve e rimanendo nello spazio aereo internazionale che passa dal canale di Otranto. Tutti lo sapevano e tutti erano contenti. Non era necessario chiedere alcuna autorizzazione all’Italia né nascondersi sotto aerei di passaggio di cui non conoscevano neppure la destinazione.

I tracciati radar dicono anche molte altre cose. Primo. Che il DC9 e l’intruso/gli intrusi furono incrociati a vista da un F104 biposto pilotato dai capitani istruttori Mario Naldini e Ivo Nutarelli (entrambi morti nel tragico incidente delle Frecce Tricolori a Ramstein in Germania, poco prima di essere interrogati sulla strage di Ustica dal giudice istruttore Rosario Priore).

Anche qui Purgatori è rimasto alle storie di trent’anni fa. Prima di tutto, non erano Naldini e Nutarelli ad aver incrociato il DC9 (a una distanza di una ventina di chilometri e 2500 metri più in alto) bensì Bergamini e Moretti, con un altro F-104, che avevano effettuato un volo di navigazione da Grosseto a Villafranca e ritorno. Naldini e Nutarelli, assieme a Giannelli su un altro F-104, si addestravano volando in coppia nella zona Delta e non hanno mai interferito con il DC9. Ma è chiaro che faceva più gola tirare in ballo due piloti delle Frecce tricolori morti in un così drammatico incidente anziché accontentarsi dei piloti di un banale volo di navigazione. Ciò che comunque è sfuggito a tutti è che Naldini e Nutarelli non risulta siano mai stati convocati da nessun giudice istruttore, non da Bucarelli, tantomeno da Priore per il semplice fatto che quando Priore assunse l’incarico di G.I. Naldini e Nutarelli erano morti da due anni. Come attenuante per Purgatori si può dire che anche Priore ha qualche buco di memoria avendo scritto nel suo libro “Intrigo internazionale” che «…io li avevo già chiamati a testimoniare ma, poco prima che potessi ascoltarli, morirono nell’incidente di Ramstein». La memoria può fare brutti scherzi!

Secondo. Che rientrando alla base di Grosseto i due piloti segnalarono l’allarme secondo la  procedura prevista dal manuale Nato (la stessa Nato lo ha messo nero su bianco e il documento è agli atti dell’inchiesta).

Purgatori ci dovrebbe anche dire a quale “allarme” si riferisce. Se si tratta dell’emissione del trasponder con il codice 73 è bene sapere che era normale usarlo per una rapida identificazione da parte del radar con cui si opera e che una prima emissione fu fatta da Bergamini-Moretti nei pressi di Villafranca per essere “agganciato” da quel radar di avvicinamento e valutata dai periti come detto sopra; la seconda con il radar della base di Grosseto, non quello di Poggio Ballone anche se il segnale era visibile da quest’ultimo radar. Che la procedura fosse prevista da un manuale Nato lo suppone Purgatori, ma rimane il fatto che ciò che la Nato ha messo “nero su bianco” è semplicemente l’indicazione che erano stati emessi i codici 73 così come i periti d’ufficio avevano già rilevato dai tabulati dei radar della difesa aerea nazionali. La Nato non attribuì a quei codici nulla di sospetto.

Terzo. Che i radar registrarono tracce di caccia diretti verso l’area della strage provenienti dalla base francese di Solenzara in Corsica e da quella italiana di Grazzanise, dove sembra fossero posizionati alcuni caccia della portaerei americana Saratoga, che in quelle ore effettuò manovre sospette al largo di Napoli, prima confermate e poi smentite dalle autorità militari Usa in due rogatorie internazionali.

Tutte le tracce registrate dai nostri radar, e confermate dalla Nato, sono state analizzate, identificate e ritenute appartenenti a legittimi voli sia militari che civili. Nessuno di questi interferiva con il volo del DC9, tanto meno figurano “tracce di caccia diretti verso l’area della strage”. Se Purgatori è così certo di queste tracce potrebbe darci delle indicazioni precise e non semplici affermazioni. Con semplici ipotesi o supposizioni si va poco lontano per cui non basta affermare che “sembra” che ci fossero aerei americani a Grazzanise o che la Saratoga facesse manovre sospette al largo di Napoli. Forse non ha pensato che sia un po’ difficile che una nave da 80.000 tonnellate vada a fare “manovre sospette” al largo di Napoli quando fino alle 20:30, mezz’ora prima del disastro, era alla fonda nel porto. Una portaerei non si muove mai da sola e per lanciare gli aerei deve filare controvento alla
massima velocità per cui sembra poco probabile che in mezz’ora avesse potuto prender parte con i propri aerei a questa ipotetica battaglia aerea. Ergo, non c’era nessuna portaerei operativa.

Secondo gli elementi a disposizione della Procura di Roma, il DC9 si trovò al centro di uno scontro tra caccia Nato e caccia presumibilmente libici (un Mig23 con la carlinga perforata da colpi di cannoncino precipitò sulla Sila dopo essere stato avvistato da diversi testimoni, mentre veniva inseguito da due caccia nel cielo della Calabria) e venne colpito da un missile o collassò dopo una collisione con uno dei velivoli militari.

Siamo di nuovo al Mig libico caduto in Sila tre settimane dopo la caduta del DC9. Forse Purgatori dimentica che fu proprio la PM Maria Monteleone, che ora segue l’inchiesta in corso presso la Procura di Roma e che era PM anche nel procedimento penale contro i vertici dell’Aeronautica, che nell’udienza del 4 dicembre 2003 chiuse la vicenda Mig 23 riconoscendo come data di caduta quella effettiva del 18 luglio 1980. Non risulta che siano emersi fatti nuovi in merito ma, se Purgatori fosse più aggiornato sugli sviluppi di quella vicenda, porti delle evidenze.

Lo scenario di una bomba piazzata nella toilette dell’aereo civile, una bomba «salvatutti» che molti ex alti ufficiali dell’Aeronautica cercano improvvidamente di sostenere, è smentito dalle evidenze (l’asse della toilette ed altri reperti della toilette recuperati non mostrano alcuna traccia di esplosivo), dalla sentenza penale della corte che si occupò del reato di depistaggio (non della strage) e dalla logica.

L’ipotesi della bomba è stata ritenuta l’unica tecnicamente sostenibile dal collegio peritale Misiti dopo un accurato esame del relitto recuperato tra l’87 e il ’92. È l’unica ipotesi sostenuta solo da evidenze tecniche e non da supposizioni. Nessun’altra causa avrebbe potuto creare quel tipo di danni. Non sono stati certo gli ex alti ufficiali dell’Aeronautica a inventarla. Quanto alla famosa tavoletta del water recuperata sostanzialmente indenne, a Purgatori deve essere sfuggito che anche nelle prove di esplosione a terra di simulacri della toilette, in due casi su tre la tavoletta non si è danneggiata: significa forse che anche le esplosioni effettuate dai periti fossero finte?

Come avrebbe fatto un terrorista a sapere che l’aereo sarebbe partito con 2 ore di ritardo a causa del maltempo? Come avrebbe potuto salire a bordo del DC9 parcheggiato con l’equipaggio a bordo, sistemare la bomba e poi scendere indisturbato? Ma soprattutto con quale coraggio il discusso perito britannico Frank Taylor citato dagli ex ufficiali dichiarò ai magistrati italiani che anche se avesse avuto la foto di un missile che colpiva il DC9 avrebbe detto che era stata una bomba? Per non parlare dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che pur essendo a Palazzo Chigi nel 1980, impiegò 25 anni per confessare di aver sempre saputo dai servizi segreti che l’aereo «era stato abbattuto dai francesi».

Non si comprende perché un ritardo nella partenza del DC9, peraltro già arrivato in ritardo a Bologna, dovrebbe far escludere il funzionamento di un ordigno esplosivo. Pare una motivazione alquanto debole dato che i timer esistevano già anche nel 1980 e un ordigno con un timer regolato sulle 21 avrebbe potuto essere collocato a bordo in qualunque tratta di volo o in qualunque sosta della giornata per esplodere a quell’ora ovunque si fosse trovato l’aereo. Circa la nota critica nei confronti di Taylor, il più competente, assieme a Lilja, in incidentistica aeronautica del collegio peritale, è chiaro che si trattava di un artificio retorico per sottolineare la sua piena convinzione della validità della tesi “bomba” in quanto nessun missile avrebbe potuto provocare quel tipo di destrutturazione, per di più senza lasciare segni. Ha mai visto le foto dei relitti di aerei abbattuti con un missile? Non è la prima volta che Purgatori esterna antipatia nei confronti di Taylor e già nell’autunno del 2000, nel corso di un convegno sull’argomento, accusò Taylor di comportarsi da “colonizzatore”, o qualcosa di simile, nei confronti degli italiani; purtroppo, Taylor aveva già lasciato la sala e non poté controbattere.

I generali pensavano di averlo dalla loro parte. Avevano fatto male i conti. E ancora oggi.


 
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