I DEMOCRISTIANI E LA PIAZZA

BOTTA E RISPOSTA FRA IL SEN. MANNINO E L’ON. GIOVANARDI

30 novembre 2006

SEN. CALOGERO MANNINO:
Caro Amico, ogni pensiero è sempre legittimo e degno di ogni attenzione e riguardo.Specie se di chi ha condiviso una scelta elettorale e politica. Ma ogni opinione deve fondarsi sui fatti. E non se ne trova uno nei comportamenti parlamentari tenuti da Senatori e Deputati dell'UDC che sia stato di debolezza, compiacenza verso il Governo Prodi. Semmai bisognerebbe andare a guardare - in modo particolare al Senato - come  certe assenze abbiano rafforzato per conseguenza comparativa il voto della maggioranza. E mai sono state assenze di senatori UDC. C'è stata una lunga assenza del collega Nedo Poli. Ma aveva un problema di cuore,ricoverato in clinica. Il giudizio di Prodi che maldestramente viene usato dall'Amico Carlo Giovanardi è semmai la prova che il modo di fare l'opposizione da parte dell'UDC è così efficace perchè si svolge con toni,modalità e contenuti propri di un partito che vuole essere l'alternativa non soltanto a Prodi ed alla sua maggioranza ma anche al modo piazzaiolo e rissoso, di chi non avendo argomenti concreti ,urla. Ora un'opposizione seria che voglia diventare vincente è quella chde parla e ragiona.Sulla piazza stanno bene coloro che vengono dalla piazza.L'UDC  viene da una grande esperienza e tradizione politica. De Gasperi e Moro non sarebbero mai andati in piazza. Il populismo non sta nel dna dei popolari. Allora spero che Tu non abbia bisogno di minacciare. Ma debba piuttosto comprendere.
Con viva cordialità Calogero Mannino
ON. CARLO GIOVANARDI:
Caro  Amico
Non posso che essere d’accordo con il collega Mannino  che sottolinea  il grande lavoro  di opposizione al Governo Prodi  svolto   da tutti i parlamentari  dell’UDC.
Ma dove proprio non mi trovo d’accordo con Mannino   è su alcune sue affermazioni   un po’ elitarie e aristocratiche  tipo: “sulla piazza stanno bene  coloro che vengono dalla piazza”.
Da quando, a 18 anni, mi sono iscritto alla DC, mi hanno sempre particolarmente colpito  i racconti degli anziani  sulle grandi battaglie politiche  degli anni   ‘40 e ‘50, le guerre dei manifesti, i comizi volanti, le piazze stracolme  di decine di migliaia di persone  quando De Gasperi e gli altri leader  incontravano gli elettori. 
Poi c’e stata la triste stagione  della gestione del potere, dell’occupazione dello Stato  e di troppi comportamenti  disinvolti  (lo posso ben dire io  che ho difeso i tanti  amici che hanno pagato innocenti  le colpe  di troppi disonesti).
Ma pensare  che  i milioni di persone che hanno voglia di partecipare alla politica, anche se non sono deputati o senatori,  non possano  esprimere  pubblicamente  e festosamente  questo loro desiderio  è un gravissimo errore, che assomiglia di più al modo di pensare  del partito Repubblicano dei tempi di Ugo La Malfa  per il quale facevano il tifo i grandi imprenditori, i grandi intellettuali, i grandi giornalisti    e alle elezioni  pigliava il 3% mentre la DC  prendeva il 40 %.
Se negli anni ‘70-‘80 avessimo avuto meno presidenti di banca, meno consiglieri di amministrazione  nelle società a partecipazione statale  e ad enti vari  ma  qualche militante in più disposto a testimoniare pubblicamente la sua fede politica,  forse non avremmo fatto  la fine che abbiamo fatto nel ‘94  con Mino Martinazzoli.
Con viva cordialità.   On.  Carlo  Giovanardi