Unioni civili: Giovanardi, via obbligo fascia tricolore

Ennesima forzatura governo, Alfano faccia cancellare norma (ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Nel Decreto Legislativo trasmesso il 5 ottobre al Parlamento per il parere, il Governo ha proposto "l'obbligo dell'ufficiale di stato civile di indossare la fascia tricolore, oltre che per la celebrazione del matrimonio anche per la costituzione dell'unione civile". E' un vero e proprio imbroglio, perché la legge sulle unioni civili le definisce all'articolo 1 comma 1 "speciali formazioni sociali" ai sensi dell'Articolo 2 e 3 della Costituzione, che nulla hanno a che fare con il matrimonio tra uomo e donna dell'articolo 29 della Costituzione, e l'ufficiale di stato civile non deve certamente indossare la fascia tricolore per analoghi provvedimenti come il rilascio di un documento di identità o l'iscrizione all'anagrafe di un nuovo nato". Lo dicono i parlamentari di Idea Carlo Giovanardi e Maria Grazia Roccella. "Si tratta purtroppo dell'ennesima forzatura di un Governo che, dopo aver imposto la questione di fiducia al Parlamento sul Disegno di Legge Cirinnà, punta alla totale equiparazione con il matrimonio, per arrivare all'adozione dei bambini ed al loro assemblaggio ed acquisto attraverso l'odiosa pratica dell'utero in affitto. I ministri di Area Popolare, a cominciare dal Ministro degli Interni Angelino Alfano, se non sono in malafede, chiedano l'immediata cancellazione di questo obbligo, che va contro la legge ed esula totalmente dagli ambiti della delega". (ANSA).

Basta imbrogli e sotterfugi del governo sulle unioni civili

unioni civili

Nello schema del decreto legislativo, trasmesso dal Governo alle Camere il 5 ottobre, recante “disposizioni per l'adeguamento delle norme dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni alle previsioni della legge sulla regolamentazione delleunioni civili tra persone dello stesso sesso”, sulle quali il Parlamento entro 60 giorni deve esprimere un parere, ci troviamo di fronte all'ennesima forzatura da parte del Governo Renzi.

Come è noto infatti l'Art. 1 comma 1 della Legge definisce l’unione civile come "specifica formazione sociale" ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione, che può essere costituita (comma 2) “mediante dichiarazione di fronte all'ufficiale di stato civile ed alla presenza di testimoni". Il comma 20 della stessa Legge recita poi che "al solo fine di assicurare l'effettività della tutela dei diritti ed il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile con persona dello stesso sesso le disposizioni che si riferiscono al matrimonio... si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile dello stesso sesso".

Nell'atto del Governo trasmesso al Parlamento il “solo fine" di tutelare diritti e l’adempimento degli obblighi tra le parti, si trasforma viceversa  "nell'obbligo dell'ufficiale di stato civile di indossare la fascia tricolore, oltre che per la celebrazione del matrimonio, anche per la costituzione dell'unione civile".

Siamo di fronte ad una incredibile manipolazione perché né nella legge (che parla di specifiche formazioni sociali) né nella delega al Governo si paragona l'unione al matrimonio dell'art. 29 della Costituzione, tanto è vero che il Presidente del Senato Pietro Grasso negò il voto segreto sugli emendamenti del disegno di legge Cirrinà escludendo l'esistenza di ogni rapporto diretto o indiretto tra le unioni civili e il matrimonio tra un uomo e una donna.

Questa forzatura del tutto ideologica non è banale o casuale, ma l'ennesimo tentativo di mettere sullo stesso piano unione civile e matrimonio al fine di arrivare al vero obiettivo che è quello di permettere alle coppie gay l’adozione dei bambini ed il loro assemblaggio a pagamento tramite l'odiosa pratica dell'utero in affitto.

Non risultando da nessuna parte che l’ufficiale di stato civile debba indossare la fascia tricolore per rilasciare una carta di identità o iscrivere un nuovo nato all'anagrafe, il Ministero degli Interni dovrebbe spiegare chi è il padre di questo imbroglio, ma soprattutto gli esponenti di Area Popolare, che siedono nel Consiglio dei Ministri di un Governo che ha imposto la fiducia sulle unioni civili al Parlamento, se non sono in malafede dovrebbero affrettarsi a chiedere la cancellazione dal testo del decreto di questa disposizione che va contro la legge e esula totalmente dagli ambiti della delega.