Giovanardi a TPI: “Su Cucchi non chiedo scusa, è morto perché ha rifiutato cure

Giovanardi a TPI: “Su Cucchi non chiedo scusa, è morto perché ha rifiutato cure e nutrizione”

"Due settimane fa è stata depositata una perizia che ribadisce che la morte di Cucchi non ha niente a che fare con le percosse", dice l'ex parlamentare a TPI

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Carlo Giovanardi

Era la notte del 15 ottobre 2009 e Stefano Cucchi era stato arrestato poco prima dai carabinieri della compagnia Casilina per possesso di sostanze stupefacenti. Il geometra romano era giunto da poco in caserma in stato di fermo quando venne violentemente pestato dai carabinieri all’interno della caserma Appia, pestaggio che secondo molti sarebbe la reale causa della morte sopraggiunta il successivo 22 ottobre.

A distanza di molti anni dalla morte di Stefano, complici le dichiarazioni rese da alcuni supertestimoni, si è aperto un secondo processo a carico dei carabinieri della compagnia Casilina che quella notte erano in servizio nella caserma Appia e che furono, secondo le testimonianze e l’accusa, gli autori materiali del pestaggio che avrebbe causato la morte del geometra.

Con l’evolversi del processo Cucchi bis e con le dichiarazioni rese ieri in Aula dal carabiniere Francesco Tedesco, che ha raccontato i particolari del pestaggio ai danni del geometra 33enne, sui social moltissimi utenti hanno cominciato a ripubblicare le vecchie dichiarazioni di alcuni esponenti politici che all’epoca dei fatti non ebbero parole tenere per Stefano Cucchi e la sorella Ilaria.

Oltre alle frasi pronunciate dall’allora europarlamentare Matteo Salvini, le dichiarazioni che più stanno scatenando le polemiche sono quelle dell’ex senatore Carlo Giovanardi, che a più riprese disse che Stefano Cucchi era morto per “inedia”.

“Le ecchimosi sul corpo di Stefano Cucchi sono dovute alla mancanza di nutrizione, non c’entrano niente le botte, né quei tre poveri cristi degli agenti di custodia, che prendono 1.200 euro al mese e hanno vissuto quattro anni d’inferno”, dichiarò a La Zanzara nel 2013.

Abbiamo raggiunto telefonicamente l’ex parlamentare di Idea per capire che cosa pensa delle evoluzioni del processo Cucchi bis e delle ammissioni del carabiniere Tedesco.

Onorevole Giovanardi, sui social in molti stanno ricordando le dichiarazioni che a suo tempo rese sulla vicenda Cucchi. Alla luce delle evoluzioni nel processo, pensa ancora queste cose?

“Non vedo perché non dovrei. Mi faccia dire una cosa: lo scorso gennaio il Tribunale di Roma ha archiviato la querela per diffamazione a mio carico intentata da Ilaria Cucchi. Il giudice non ha ravvisato gli elementi costitutivi del delitto di diffamazione perché le mie dichiarazioni si attenevano alle risultanze processuali emergenti all’epoca dei fatti e furono espresse con linguaggio continente.

Io mi sono sempre basato sugli atti processuali e non ho diffamato nessuno. Ora sto anche intentando un’azione civile a carico dei 29 consiglieri comunali di Torino che mi diedero del diffamatore e sto depositando in polizia postale i nominativi degli utenti che mi stanno minacciando – non insultando, perché l’insulto si può sempre tollerare – e che stanno minacciando i miei famigliari a causa delle mie dichiarazioni. Un linciaggio e una gogna senza fine solamente per aver sostenuto ciò che dicono le perizie ordinate dalla Procura”.

Ascoltando la testimonianza del carabiniere Tedesco che cos’ha pensato?

“Il processo bis non è concluso, ieri è successa una cosa importantissima ma bisogna vedere come andrà a finire. Il carabiniere comunque non ha confessato il pestaggio, ma ha accusato i due colleghi tirandosene fuori. Questo, poi, non è un processo contro l’Arma dei Carabinieri, come molti invece vorrebbero far credere. Si leggono insulti contro l’Arma da far rabbrividire, ma al centro di questo processo ci sono i comportamenti di alcuni militari. Certo è che, se si dovesse provare il nesso tra la morte di Cucchi e le percosse, chi ha sbagliato dovrà pagare”.

A distanza di anni, che cosa pensa della morte di Stefano Cucchi?

“Il problema vero, ora, è appurare com’è morto veramente Stefano Cucchi. Stefano Cucchi sarebbe ancora vivo se avesse voluto curarsi. Aveva la vita appesa a un filo, entrò in ospedale che pesava 43 chili e ne uscì che ne pesava 36-37. Il suo stato di fragilità, però, venne aggravato dal rifiuto delle cure mediche. Cucchi rifiutò le cure e la nutrizione e i medici a processo si sono sempre difesi dichiarando di aver rispettato il volere del paziente. Un medico non può curare chi non vuole essere curato, salvo obbligarlo, loro rispettarono le volontà di Stefano Cucchi”.

Quindi, le precarie condizioni di salute di Cucchi sarebbero la causa del decesso?

“Guardi, il processo a carico dei medici del Pertini è ancora in corso in Corte d’Assise e proprio due settimane fa è stata depositata una perizia che ribadisce che la morte di Cucchi non ha niente a che fare con le percosse, come ho sempre detto anche difendendo gli agenti di custodia che sono stati accusati di essere colpevoli del decesso e sono rimasti colpevoli per molti nonostante la sentenza di assoluzione.

Comunque, in questa superperizia, acquisita anche ne processo bis, i consulenti scrivono nero su bianco che la morte di Stefano Cucchi è sopraggiunta per una morte cardiaca improvvisa e imprevedibile, che si sarebbe dovuto intervenire sullo stato di digiuno del paziente e che la malnutrizione è uno dei fattori che hanno portato alla morte di Cucchi. Nonostante la notizia sia stata battuta da tutte le agenzie di stampa, sui giornali non ho trovato una riga su questa perizia. Lo trovo grave, trovo grave che i cittadini non siano stati informati dei fatti”.